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Malvestio, annunciati 25 licenziamenti. Venerdì 17 il presidio ai cancelli dell’azienda

Villanova di Camposampiero, l’amministratore delegato: «Pronti al dialogo, disponibili a parlarne». Fiom e Fim: «La volontarietà come unico criterio»

Giusy Andreoli
2 minuti di lettura

Il complesso produttivo della Malvestio con sede a Villanova di Camposampiero

 

Venticinque esuberi su 202 dipendenti, licenziamenti in arrivo alla Malvestio, realtà che si occupata di arredamenti per ospedali. Fiom e Fim proclamano lo stato di agitazione con sciopero e presidio ai cancelli dell’azienda di via Caltana per venerdì 17 marzo dalle 14 alle 17.

«Abbiamo dato la massima disponibilità al dialogo e alle trattative, sappiamo che ci sono una quindicina di dipendenti interessati all’esodo ma la posizione di Fiom e di Fim è di chiusura totale», replica l’amministratore delegato Marino Malvestio.

«I lavoratori e le lavoratrici della Malvestio», dichiarano Anna Zanoni della Fiom Cgil e Roberto Norbiato della Fim Cisl, «hanno deciso di incrociare le braccia anche a seguito dell’incontro con la proprietà che ha confermato la volontà di licenziare con i criteri di legge, scegliendo chi mandare via senza preavviso seppure a fronte di un minimo indennizzo, mentre le organizzazioni sindacali, in via prioritaria, hanno richiesto fosse utilizzato come unico criterio quello della volontarietà, con successiva disponibilità da parte delle organizzazioni sindacali a contrattare una congruo incentivo all’esodo».

Le sigle sindacali fanno sapere che la procedura di licenziamento collettivo è stata decisa per rivedere le strategie produttive. «Lo scopo è chiaro», affermano Fiom e Fim, «sviluppare prodotti ad alta tecnologia che possano garantire maggiore margine a fronte di una diminuzione delle commesse e dalla contrazione di fatturato registrata nel 2022, dopo due anni di fortissimi guadagni. Dato che l’azienda produce e commercializza arredi per strutture ospedaliere e per case di riposo è ovvio che negli anni 2020 e 2021, nel lockdown, il suo fatturato sia stato molto più alto di quelli del 2019 e del 2023. Quel periodo di forte emergenza è concluso e con un ampio margine di tempo l’azienda avrebbe potuto e dovuto prevedere la necessità di modificare la produzione diversificando i prodotti, dopo aver saturato totalmente il proprio bacino di riferimento».

Fiom e Fim imputano dunque alla proprietà la mancanza di lungimiranza imprenditoriale.

«Non stiamo licenziando nessuno», dichiara Malvestio. «Il 6 febbraio abbiamo aperto una procedura di mobilità con incentivo all’esodo su base volontaria dopo aver sperimentato che la cassa integrazione dell’anno scorso non ha risolto il problema perché il cambiamento del mercato non è transitorio, è strutturale. Non possiamo aspettare il Pnrr se e quando arriverà. Abbiamo ponderato attentamente, abbiamo fatto proiezioni e ragionamenti, questo può essere uno dei passaggi per cambiare la struttura organizzativa dell’azienda anche per farla sopravvivere».

Malvestio riconosce l’impegno dei dipendenti in pandemia. «Abbiamo avuto due anni intensi dal punto di vista lavorativo, i nostri dipendenti hanno lavorato anche sabato e domenica e li abbiamo compensati col 70% in più», aggiunge l’imprenditore, «ma già dall’anno scorso il mercato, soprattutto italiano, è collassato. È stato speso molto per far fronte al Covid e ora anche lo Stato ha ridotto i finanziamenti alla sanità. Oggi che devono risparmiare su tutto è cambiata anche la tipologia di acquisto e chi non si adegua al cambiamenti è destinato a scomparire». Malvestio afferma di aver dichiarato 25 esuberi, ma si è detto disposto a parlarne.

«Ho dato disponibilità su tempi, numeri e fronte economico ma le riposte che abbiamo sempre avuto da Fiom e Fim è stato “no, no, no”. Eppure una decina di dipendenti ha manifestato interesse ad aderire, potrebbero andare in prepensionamento». Per i sindacati invece le risposte sono rimaste sempre sul vago e chiedono di concordare con loro le regole di gestione della procedura.

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