Il dramma silenzioso delle sorgenti degli Euganei a secco. L’ecosistema dei Colli a rischio
La situazione nel Parco è gravissima e le fonti storiche sono ridotte a un filo d’acqua
Gianni Biasetto
Un inverno con le sorgenti dei Colli Euganei in secca come quello di quest’anno non si ricorda a memoria d’uomo. La situazione nel territorio del Parco è drammatica, non piove da diversi mesi e anche fonti storiche come il Buso della Casara tra i boschi del Vendevolo a Valnogaredo di Cinto Euganeo, la Fonte Regina di Torreglia e la sorgente di Casa Brombolina a circa 450 metri di quota sotto il corpo di guardia dell’ex base militare del Venda, che fin dall’epoca romana hanno garantito acqua a volontà agli abitanti della zona, sono ridotte a un filo d’acqua.
Enorme danno ambientale
Laghetti e pozze d’acqua sparsi nel territorio, fondamentali per gli abitanti degli Euganei per abbeverare gli animali e per altri usi in viticoltura, sono in secca ormai da diversi mesi e a risentirne fortemente è anche l’ecosistema.
Un esempio di quello che sta diventando un disastro per la biodiversità di alcuni siti, è il Laghizzolo del Venda, lungo il sentiero numero 9, uno dei più importanti luoghi umidi del Parco Colli che rappresentava un vero e proprio scrigno di biodiversità.
Nell’area del Laghizzolo, ora quasi del tutto in secca, erano state censite numerose specie di animali di estrema rilevanza, come il raro tritone alpestre, la salamandra pezzata, la rana agile, il rospo comune e la lucertola muraiola.
In quello che era stato battezzato “un serbatoio di vita” sono morte anche numerose piante erbacee tipiche degli ambienti umidi, come il piede di lupo, il caglio di palude e il giunco comune.
La sete degli animali
Un esempio è quello dei cinghiali. Non trovando acqua all’interno del bosco, i cinghiali si spingono anche in pieno giorno verso la pianura alla ricerca di un sito dove potersi abbeverare. Cosa assai rara d’inverno.
Trovano ristoro nei canaletti che circondano l’area collinare come il Rialto nella zona est e il Bisatto ad ovest. Prendono di mira anche quei pochi rii che hanno ancora un po’ d’acqua, come il rio Calcina a Torreglia e il calto Contea a Zovon di Vo’. Purtroppo nel loro percorso dal bosco alla campagna e ritorno lasciano il segno nei raccolti.
Richiamo turistico
Le sorgenti dei Colli, soprattutto quelle che si trovano lungo i sentieri della rete dell’ente Parco, sono sempre state un richiamo per gli amanti del trekking che le usano anche per rifocillarsi. Una di queste è quella all’interno delle mura dell’Abbazia di Praglia. La cosiddetta sorgente dei “Fontanini” dove prima che venisse affisso il cartello “acqua non potabile” c’era il via vai di gente che andava a rifornirsi per scopi alimentari. Dal “buttarotto” da mesi non esce una goccia d’acqua.
Lo stesso discorso vale per fonte Canola, appena fuori dell’abitato di Teolo, sulla strada che scende verso Vo’, dove fino a qualche anno fa le donne arrivavano da Padova per immergere i tappeti persiani nel grande lavello perché si racconta che l’acqua della fonte facesse ritornare i colori come nuovi.
A causa della siccità ha perso quasi tutto il suo fascino anche la cascatella di Schivanoia, sulla strada per Castelnuovo, meta soprattutto nel fine settimana di numerosi visitatori dei colli. Il salto d’acqua tra i vecchi maronari che alimenta il calto Contea è ridotto al minimo
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