In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Este, morto a 18 anni dopo l’allenamento di boxe: il pm fa sequestrare il caschetto

Sarà analizzata la capacità di protezione del caschetto usato da Edoardo Zattin. Alcuni testimoni negano che il ragazzo lo indossasse

cristina genesin
2 minuti di lettura

Edoardo Zattin e a destra la palestra di Monselice frequentata dal ragazzo che seguiva costantemente gli allenamenti di boxe

 

Sequestrato il caschetto da boxe in dotazione a Edoardo Zattin, il 18enne studente di Este morto nell’ospedale di Padova il 24 febbraio scorso in seguito a un violento trauma cranico.

Il malore era avvenuto nella palestra Iron Dojo Team, in via Umbria a Monselice, il 22 febbraio scorso, nella fascia oraria tra le 19 e le 20 quando il giovane stava svolgendo un allenamento di boxe.

È stato il pm padovano Maria D’Arpa, titolare dell’inchiesta aperta per omicidio colposo a carico di ignoti (almeno per ora), a “blindare” il caschetto messo a disposizione sia dei carabinieri che del consulente legale della procura, il professor Stefano D’Errico dell’Università di Trieste.

Accertamenti tecnici

Quest’ultimo – che ha eseguito l’autopsia i primi di marzo ed entro 60 giorni consegnerà il rapporto finale – dovrà valutare anche la capacità di protezione del caschetto utilizzato da Edoardo, che deve risultare omologato, verificando le indicazioni della casa produttrice (per esempio se la protezione è garantita al cento per cento oppure no). Altro compito del medico legale: accertare se il trauma era compatibile con la protezione o se avrebbe potuto verificarsi ugualmente.

L’inchiesta

Resta una domanda: quel caschetto era stato indossato da Edoardo durante l’ultimo allenamento? Alcuni testimoni presenti nella palestra avrebbero dichiarato che il ragazzo non lo aveva in testa.

È davvero andata così? Edoardo ha preso un pugno sul cranio risultato letale perché non indossava il caschetto? O c’è dell’altro?

È un punto centrale dell’indagine sul quale stanno cercando di fare chiarezza gli investigatori. Il giovane ha subito un forte trauma nella regione parietale sinistra con un’emorragia subdurale: il che significa che c’è stata una frattura cranica vicino all’orecchio sinistro destinata a provocare la perdita di sangue con lesioni all’encefalo. Illesi tutti gli altri organi tanto che i familiari, con un gesto di grande generosità umana, hanno deciso di autorizzare l’espianto degli organi (esclusi quelli nella testa visto l’indagine in corso).

La sera del 22 febbraio improvvisamente Edoardo sarebbe caduto a terra dopo essersi soffiato il naso e aver perso del sangue: sul posto è intervenuta un’ambulanza e l’équipe del Suem ha deciso di trasferire il 18enne nell’Azienda ospedaliera di Padova dove è stato sottoposto a un delicato intervento neurochirurgico. Le sue condizioni sono apparse fin dal principio gravissime. Tutto inutile: due giorni dopo Edoardo è morto.

L’inchiesta

Il magistrato vuole ricostruire con precisione la dinamica dell’accaduto. Sono state interrogate tutte le persone presenti nella palestra la sera della tragedia. Come al solito intorno alle 18.30 del 22 febbraio Edoardo aveva raggiunto il centro sportivo con il suo motorino, poi aveva iniziato ad allenarsi.

Fino a quel momento stava benissimo e non aveva avuto alcun trauma, hanno sempre ribadito i genitori affidando la loro tutela all’avvocato Sara Baldon (il papà), e alla collega Alessia Giolo (la mamma) affiancate da due medici legali, il dottor Luca Massaro e il professor Giovanni Cecchetto dell’Università di Padova. —

2

Articoli rimanenti

Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

1€ al mese per 3 mesi

Attiva Ora

Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

I commenti dei lettori