In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Pnrr, 170 borse di studio per dottorati di ricerca all’Università di Padova: valore, 9,5 milioni

Complessivamente in crescita il numero degli assegni per il prossimo anno accademico: 750 quelli previsti

Simonetta Zanetti
2 minuti di lettura

Boom di borse di dottorato di ricerca finanziate dal ministero dell’Università nell’ambito del Pnrr all’Ateneo: saranno circa 170 quelle destinate a Padova e bandite per l’anno accademico 2023-24 con uno stanziamento complessivo che sfiora i 9,5 milioni di euro. Per capire la portata dell’incremento, basti pensare che, per l’anno in corso, le borse sostenute con risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono state 75.

Complessivamente, quindi, l’Università punta a bandire circa 750 borse (di cui 255 di Ateneo per una spesa di 15 milioni a carico del Bo): alle 660 previste – rispetto alle 560 dello scorso anno – va sommato un numero non ancore definito di borse cofinanziate dalle aziende.

Ma andiamo con ordine. «Le borse finanziate dal Ministero sul Pnrr saranno 170» conferma il professor Massimiliano Zattin prorettore a dottorato e post lauream «si tratta tuttavia di bandi su tematiche specifiche come la transizione digitale e ambientale, la pubblica amministrazione e il patrimonio culturale». Accanto a queste, inoltre, c’è un numero crescente di borse cofinanziate da aziende e Università (quest’ultima copre la sua parte con fondi del Pnrr): oltre alla conferma delle 66 finanziate nell’ambito dell’anno accademico in corso, c’è la prospettiva di arrivare a sostenerne un’altra settantina a vario titolo. «Il budget a disposizione permette numeri molto più alti» sostiene il professor Zattin «il problema è intercettare le aziende pronte a compartecipare alla spesa.

Per questo, già nelle prossime ore contatterò Confindustria. Il mio obiettivo sarebbe quello di raddoppiare i numeri: mi aspetterei di arrivare a coinvolgere 200 aziende con collaborazioni tutte a buon fine».

A rendere ottimista l’Ateneo, è l’incentivo introdotto dal decreto Pnrr approvato a metà febbraio che prevede un esonero contributivo a favore delle imprese che finanziano l’attivazione di un dottorato innovativo e che assumono a tempo indeterminato – e senza limiti di età – ricercatori o personale in possesso del titolo di dottore di ricerca formatosi con borse Pnrr.

«Tra le cose positive» prosegue il prorettore «c’è l’introduzione dell’obbligo di trascorrere sei mesi in azienda e sei mesi all’estero, un’iniziativa che ci trova molto contenti poiché crea una vera collaborazione tra Ateneo e azienda. In questo senso è previsto un supervisore da entrambe le parti in una reale compartecipazione. L’impresa, quindi, non è solo la sede del dottorato, ma ha una responsabilità di controllo, cosa che garantisce la capacità di crescita del dottorando».

In questo scenario, significativa anche la partecipazione dei dottorandi internazionali, arrivati al 15% (superiori al numero degli studenti con cittadinanza estera che sono l’11%). «Sono numeri che crescono lentamente, assieme al numero dei candidati, a testimonianza del fatto che la nostra attrattività aumenta anche all’estero» aggiunge Zattin «dopodiché uno dei fattori che per noi rappresenta un limite è lo stipendio, poiché non ci rende in grado di attrarre dottorandi da alcuni Paesi in cui le retribuzioni sono decisamente più significative. Tuttavia, accanto all’Europa, qualcosa comincia a muoversi anche dagli Stati Uniti, segno che stiamo crescendo come centro di ricerca».

Intanto lunedì prende il via il bando per le 12 borse cofinanziate da azienda, Cariparo e IntesaSanpaolo. «Sono soddisfatto, ma lo sarò ancora di più quando avremo un numero di aziende che va ad aumentare» prosegue Zattin «per quanto ci riguarda, il nostro obiettivo è ampliare il numero delle aree di ricerca. Anche se quello scientifico-tecnico e ingegneristico è il più immediato, ci piacerebbe lavorare anche in ambito umanistico».

Non solo: «Uno dei problemi con cui siamo chiamati a confrontarci, è trovare candidati di qualità anche tra gli ingegneri, questo perché lo stipendio del dottorato non è compatibile con quello assicurato dall’azienda. Tuttavia» conclude il prorettore a dottorato e post lauream «al di là della passione per la ricerca, fare il dottorato in un’azienda rappresenta comunque un modo per inserirsi all’interno di una realtà lavorativa, finendo per tracciare la propria carriera».

2

Articoli rimanenti

Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

1€ al mese per 3 mesi

Attiva Ora

Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito

I commenti dei lettori