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Abano e Montegrotto, il futuro delle Terme è il wellness

La crescita del settore nell’assemblea dei direttori generali al Première. Nucara: «Non si punti solo sul turismo sanitario»

Federico Franchin
1 minuto di lettura

Le terme? Non più solo a vocazione sanitaria, ma votata a vendere wellness. Ne è certo il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, presente in questi giorni all’Hotel Première di Abano per il congresso nazionale dei direttori dell’associazione di categoria. Nucara ha parlato anche del ruolo che ha soprattutto Abano Terme nel panorama nazionale ed europeo del turismo.

«Le terme non attirano più ormai solo il segmento del turismo sanitario», ha detto Nucara. «Le terme, con i suoi hotel e i suoi stabilimenti termali, sono riconosciute ad esempio per i trattamenti fangoterapici dal Sistema Sanitario Nazionale, ma non sono più solo questo».

Secondo il direttore generale i tempi sono cambiati e quindi bisogna pensare a un turismo diverso, che poggia le proprie basi sì sul core business dell’acqua termale e del fango, ma che negli ultimi tempi è diventato altro.

Basta girare per Abano per imbattersi in cartelli con la scritta “Abano-Stazione di cura e soggiorno”. Dopo tutti questi anni questa scritta è ancora valida? O si può guardare avanti, mantenendo l’identità, azzardando “Stazione di wellness”? «Negli ultimi anni», tiene a sottolineare il direttore generale dell’associazione, «si parla molto di wellness. Le terme sono diventate questo, quindi luogo di trattamenti sanitari, ma anche benessere, relax, insomma lo star bene». Si elevano quindi i centri benessere, le piscine, il buon cibo, le palestre. «E direi anche gli spazi esterni», dice Nucara.

«Con la pandemia si è sviluppato un turismo di nicchia, che cerca il wellness e desidera avere spazi ampi attorno. Oggi il cliente non vuole essere ammassato, ricerca la forma fisica e un corretto stile alimentare». Nucara ricorda anche gli sforzi fatti da Abano e dal comparto termale per uscire dallo spauracchio del 1994, quando le Krankenkasse tedesche – le locali casse-malattia – tagliarono sensibilmente ai loro pazienti i rimborsi alle cure termali. «Se ripensiamo a quei momenti, dopo 30 anni, possiamo dire, come recita la canzone di Vasco Rossi, “eh già siamo ancora qua”. Le terme sono vive più che mai e sono sul pezzo, grazie ai grandi sforzi degli imprenditori alberghieri».

Superate le difficoltà del passato, arginata la pandemia, restano ora sul piatto altre sfide da superare. «Abbiamo una guerra in corso tra Russia e Ucraina, il caro bollette, l’aumento delle materie prime e una difficoltà che con la pandemia si è presentata in maniera dirompente, quella di reperire personale. Purtroppo alcuni dipendenti hanno fatto altre scelte. Bisogna guardare oltre e pensare a soluzioni diverse. Una può essere quella di andare a reperire il personale qualificato all’estero».

Al congresso di Federalberghi, di cui fanno parte 138 associazioni territoriali, sono intervenuti anche il senatore Raffaele Speranzon e l’onorevole Massimo Bitonci.

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