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West Nile, anziano di Ponte San Nicolò muore sette mesi dopo l’infezione

Antonio Albanese, 75 anni di Ponte San Nicolò, è stato ricoverato l’11 agosto scorso: il virus gli ha causato una paralisi e altre conseguenze

elena livieri
2 minuti di lettura

Antonio Albanese, aveva 75 anni e viveva a Ponte San Nicolò. E' morto dopo aver contratto il West Nile

 

Una puntura di zanzara, il malore e il ricovero in ospedale. Il decesso dopo quasi sette mesi trascorsi su un letto di ospedale. Antonio Albanese, 75 anni, è morto per le conseguenze dell’infezione da West Nile. Una morte “fuori stagione” la sua. Avvenuta a distanza di mesi dall’infezione virale trasmessa dalla zanzara l’agosto scorso. Era il periodo in cui il virus West Nile faceva registrare numeri mai visti, sia per contagi che per decessi. E quella di Albanese è la nona vittima del virus che ha colpito la provincia di Padova tra luglio e agosto del 2022.

Al settantacinquenne di Ponte San Nicolò il virus ha causato conseguenze pesantissime dalle quali, pur lottando fino all’ultimo, non si è più ripreso. Venerdì 3 marzo alle 10.30 sarà celebrato il funerale nella chiesa di Rio, dove Albanese viveva con la famiglia. L’uomo lascia la moglie Maria, il figlio Marco con la moglie Vittoria e i nipotini a cui era legatissimo.

La malattia

È il figlio Marco a raccontare il calvario vissuto dal padre: «Il ricovero risale all’11 agosto scorso: papà si sentiva male, era il periodo in cui si parlava molto delle infezioni da West Nile perché c’erano molti contagi e diverse persona e finivano all’ospedale. Il suo caso si è rivelato subito grave» ricorda Marco, «tanto che papà è finito in Terapia intensiva dove è rimasto quasi tre mesi. L’infezione gli ha bloccato il sistema motorio».

Il West Nile ha causato una paralisi flaccida al settantacinquenne, una condizione che comporta la perdita della motilità volontaria e la diminuzione di tono muscolare. «Una volta uscito dalla Terapia intensiva» continua il figlio, «ha iniziato la riabilitazione con la fisioterapia e qualcosina aveva recuperato. Lui con la testa è sempre stato lucido e presente. Si è impegnato con tutte le forze per rimettersi in sesto, ma la situazione purtroppo non era semplice».

Da quando è entrato in ospedale l’11 agosto 2022, Albanese non ne è più uscito: «Terapia intensiva, Fisiopatologia e infine Geriatria» riassume il figlio Marco, «siamo infinitamente grati a tutti i medici e al personale sanitario per le cure prestate, in particolare al dottor Mario Rosario Lo Storto. Siamo certi sia stato fatto tutto il possibile».

Un paio di settimane prima di finire all’ospedale per il West Nile, Antonio Albanese aveva avuto il Covid 19: «L’idea che ci siamo fatti è che probabilmente questo lo avesse in qualche modo debilitato» aggiunge Marco, «un’ipotesi che nemmeno i medici hanno escluso. Per il resto papà non aveva altre patologie che lo rendessero in qualche modo vulnerabile. Non ci saremo mai aspettati un decorso simile, è stata molto dura, soprattutto per lui, per la grande sofferenza dovuta a questi sette mesi allettato. Ha cercato sempre di reagire nonostante l’evidente difficoltà. L’ultimo mese è stato durissimo per lui».

Il ricordo

Antonio Albanese aveva lavorato come tecnico di registratori di cassa ed era in pensione dal 2008. «Il suo tempo lo dedicava alla famiglia e ai suoi nipotini che seguiva con tanto amore» ricorda il figlio Marco, «abbiamo sofferto con lui e per lui in questi mesi e ci mancherà tantissimo la sua presenza».

Saranno in molti alle esequie a stringersi alla famiglia nella chiesa di Rio per l’ultimo saluto al settantacinquenne morto per la puntura di una zanzara infetta. 

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