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Università di Padova, 324 mila euro per sostenere studenti da Paesi a rischio

Il Cda ha stanziato risorse per borse di studio e fellowship di ricerca

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L'Università di Padova

 

L’Università di Padova ha sviluppato servizi mirati all’accoglienza e supporto, non solo per rifugiati e richiedenti asilo, ma anche per altri soggetti considerati a rischio per situazioni che impediscono la libertà di studio e ricerca nei propri Paesi.

In quest’ottica il Cda dell’Ateneo ha deliberato di mettere a disposizione 324 mila euro: 144.000 euro per il bando “Scholars at risk 2023”, che assegna fellowship di ricerca a docenti, ricercatori, studiosi provenienti da paesi a rischio. Ogni fellowship potrà avere durata minima pari a tre mesi, rinnovabili fino a un massimo di dodici mesi; 180.000 euro saranno destinati a un massimo di 22 borse di studio da 8.000 euro ciascuna a studenti internazionali ammessi a un corso di laurea, laurea magistrale o laurea a ciclo unico per l’anno accademico 2023/2024 e titolari di un documento che ne certifichi lo status “at risk” in Italia o all’estero, quale, a titolo esemplificativo e non esaustivo, un permesso di soggiorno per protezione internazionale, asilo politico, protezione sussidiaria, motivi umanitari.

Al fine di consolidare l’iniziativa si prevede anche l’attivazione di una campagna di fundraising, anche mediante crowdfunding, che favorisca una raccolta di ulteriori fondi per permettere di ampliare il numero di borse di studio già stanziate su fondi propri dell’Ateneo o alternativamente per generare delle economie per l’Ateneo, andando a sostituire i fondi già stanziati.

«Già negli anni precedenti l’attenzione dell’Ateneo a studenti e personale provenienti da paesi disagiati o teatro di guerra si era esplicitata con borse destinate a persone provenienti da Birmania, dall’Afghanistan e dall’Ucraina» spiega la professoressa Cristina Basso, prorettrice alle Relazioni internazionali «tanto che si è creato un gruppo di lavoro presieduto dalla sottoscritta e dalla professoressa Monica Fedeli, prorettrice alla Terza missione e ai rapporti con il territorio, nominato “People at risk”, che intende facilitare non solo studenti ma anche docenti, ricercatori, personale tecnico amministrativo che, provenendo da Paesi a rischio, intendano esercitare la loro attività per un periodo all’Università di Padova».

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