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Migranti, picco di arrivi a Padova. Le coop dal prefetto

Grassi: «Continuiamo a cercare alloggi in previsione di nuovi sbarchi». Avviata una ricognizione anche con Federalberghi

Alice Ferretti
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Migranti in attesa di prima accoglienza

 

Un incontro tra il prefetto Raffaele Grassi e le undici cooperative che gestiscono la prima accoglienza (Cas-centri di accoglienza straordinaria) con l’obiettivo di fare il punto della situazione e capire se all’orizzonte ci sia qualche nuova soluzione abitativa per i tanti profughi in arrivo.

Solo nell’ultima settimana a Padova e provincia sono stati accolti circa cento richiedenti asilo provenienti per la maggior parte dall’Africa subsahariana. «Abbiamo registrato un picco negli ultimi sette giorni, molto simile a quello di gennaio, quando per un paio di settimane sono arrivati cento migranti a settimana. Poi si era tornati a una situazione fisiologica con circa 20/30 arrivi a settimana», spiega il prefetto.

Quasi duemila migranti

Attualmente tra città e provincia sono presenti 1.950 stranieri collocati nei centri di accoglienza straordinaria di cui 419 sono ucraini. Ma la previsione è che, come avviene sempre, gli sbarchi aumentino con la bella stagione e di conseguenza anche gli arrivi, considerando che Padova insieme a Verona sono le province che in Veneto accolgono un maggior numero di profughi.

«Stiamo facendo ogni sforzo possibile per trovare delle sistemazioni alle persone che arrivano. Avevamo pubblicato dei bandi di gara dove chiedevamo 300 posti, ma ne abbiamo trovati solo 106 che dovrebbero essere disponibili entro la metà di marzo», dice il prefetto, che appena un mese fa si era appellato ai sindaci del territorio a cui aveva chiesto di aderire all’accoglienza facendo leva sul loro senso del dovere e sulla loro umanità. Al momento però non ci sarebbero stati esiti in tal senso: «So che i sindaci stanno monitorando i loro territori e mi auguro che qualcosa ne verrà fuori», continua Grassi.

«Con i sindaci ho fatto anche un ragionamento diverso e cioè quello di valorizzare la possibilità di aderire alla rete Sai, un secondo livello di accoglienza, gestito dal servizio centrale del Ministero dell’Interno che si relaziona direttamente con i primi cittadini. Un’accoglienza più inclusiva e strutturata e soprattutto con maggiori risorse economiche». Ad oggi i Comuni che hanno aderito alla rete Sai sono Padova, Piazzola, Montegrotto con Piove di Sacco, Rubano e Ponte San Nicolò. Ed entro aprile dovrebbe entrare nella rete anche un altro gruppo di Comuni con capofila Este. Una forma di accoglienza per persone che tendenzialmente hanno già ottenuto un permesso di protezione.

Si guarda agli alberghi

Sempre per il reperimento di alloggi è in corso un’attività di monitoraggio tramite Federalberghi per trovare strutture che, in convenzione con le cooperative, possano diventare Cas, mentre il prefetto ha sollecitato gli imprenditori tramite la camera di commercio a favorire l’impegno dei migranti in attività dove manca personale, come la manodopera. E anche qui per il momento si stanno attendendo risposte concrete.

«Da settembre abbiamo anche revocato 260 posizioni di chi non ha più titolo per rimanere nelle strutture dei Cas – dice il prefetto – Certo è che quest’anno abbiamo registrato un aumento esponenziale delle presenze, anche perché abbiamo fatto fronte all’emergenza ucraina. La situazione è sicuramente delicata ma stiamo cercando di gestirla al meglio. Speriamo di riuscire a creare un volano dell’accoglienza».

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