Figlia uccise la mamma. Una perizia per capire il papà ce la farà a testimoniare
L’omicidio di san Martino di Lupari, Giorgio Miatello, ricoverato in una struttura privata di Camposampiero, ultimamente è peggiorato. Diletta Miatello resta rinchiusa in carcere a Verona
alice ferretti
A sinistra Diletta Miatello, in carcere a Verona. A destra la casa di via Galilei dov’è avvenuto il massacro
Valutare se Giorgio Miatello, 89 anni, sopravvissuto alla furia omicida della figlia Diletta, sia in grado di testimoniare durante l’incidente probatorio. È questo il compito che avrà la psichiatra Cristina Cecchetto, che il 2 marzo verrà incaricata dal giudice per le indagini preliminari su proposta del pubblico ministero Marco Brusegan, titolare dell’inchiesta.
L’anziano il 31 gennaio è stato dimesso dall’ospedale, dopo essere stato aggredito insieme alla moglie Maria Angela Sarto dalla figlia.
Quest’ultima avrebbe spaccato in testa e sul viso dei genitori piatti di ceramica trovati in casa. La mamma a causa delle gravi ferite è morta, mentre il papà è finito in ospedale in gravi condizioni.
Dopo 35 giorni di ricovero è stato dimesso e trasferito in una struttura privata per la riabilitazione a Camposampiero. Le sue condizioni ultimamente, specialmente per quel che riguarda l’aspetto cognitivo, purtroppo pare siano peggiorate, per questo si è ritenuto indispensabile consultare un medico che valuti le sua capacità di testimoniare sull’accaduto.
Giorgio Miatello è stato trovato la mattina del 27 dicembre agonizzante, e con profonde ferite sul collo e sulla testa.
Era nel letto, sistemato al piano terra, dove dormiva per difficoltà a deambulare, nella sua casa di via Galilei 17 a San Martino di Lupari.
L’anziano è l’unico testimone del massacro ma finora non è mai stato interrogato dagli investigatori, per questo sarebbe importante sentirlo nella forma dell’incidente probatorio, un meccanismo di anticipazione della prova processuale dove il testimone viene sentito davanti a un giudice con la partecipazione sia della pubblica accusa sia della difesa e dell’eventuale parte civile. Quello che dirà, tradotto in un verbale, potrà valere come prova al processo.
Nel frattempo Diletta Miatello, 51 anni, artefice di quello che doveva essere un duplice assassinio, rimane nel carcere femminile di Verona con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela.
Quello che ora bisognerà capire ai fini del processo è se la donna, che è tenuta sotto stretta sorveglianza per la sua fragilità psicologica, sia stata colta da un momento d’ira o abbia premeditato la mattanza. Che ormai le discussioni tra figlia e genitori fossero all’ordine del giorno è un dato di fatto, ma anche in questo caso solo delle perizie psicologiche potranno stabilire la sua capacità di intendere e volere
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