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Stretta sulle impegnative, medici in rivolta. «Penalizzano i fragili per tagliare le attese»

Crisarà: «Chiedo formalmente la verifica dell’appropriatezza delle prescrizioni, così vediamo chi è inadeguato»

Simonetta Zanetti
3 minuti di lettura

La circolare inviata dall’Usl 6 per conto della Regione ha per oggetto l’«aggiornamento delle indicazioni per la gestione delle prenotazioni ambulatoriali», ma tra le pieghe delle indicazioni messe nero su bianco, i medici di famiglia vedono un’ulteriore stretta al servizio sanitario pubblico.

 «Questo provvedimento introduce una nuova rigidità alle impegnative, costringendo i cittadini che non siano riusciti a prenotare una prestazione secondo la priorità prevista a tornare dal medico per una “rivalutazione”» tuona il segretario padovano della Fimmg Domenico Crisarà.

«Un modo per alleggerire le liste d’attesa mettendo l’onere del servizio in carico all’assistito e non all’azienda che dovrebbe erogarlo. Io chiedo formalmente la verifica dell’appropriatezza delle prescrizioni per vedere se siamo noi che sbagliamo o il sistema».

Chiosa Stefano Bellon, medico di medicina generale: «A farne le spese sono sempre i più deboli, gli anziani, le persone sole. In queste condizioni chi può ricorre al privato e chi non può rinuncia a curarsi».

Aggiunge Domenico Minasola: «Le liste d’attesa non si sciolgono con giochetti temporali, ma con una programmazione regionale che fino ad oggi non c’è stata».

La circolare sospetta

Tra le indicazioni si raccomanda, infatti, agli operatori di Cup e call center «di tracciare sempre l’eventuale “rifiuto” da parte dell’utente della prima disponibilità o di quelle successive proposte a garanzia della priorità riportata in ricetta».

Ed è qui che il rispetto dei tempi di attesa si scontra con la realtà di una popolazione sempre più anziana, fragile e sola.

Ad esempio nel caso – ipotetico ma non impossibile – di un ottantenne che vive in città, senz’auto e con problemi di vista, che nel rispetto dei tempi della prescrizione, trova posto per una visita oculistica solo a Schiavonia.

Se rifiuta per impossibilità oggettiva e nel frattempo non trova una soluzione alternativa nei tempi prescritti, la ricetta scade e deve tornare dal medico per una nuova valutazione e relativa nuova prescrizione. Lo stesso succede nel caso in cui il Cup non sia in grado di garantire una data nei tempi previsti.

Le proteste

«L’impegnativa va spesa subito» conferma Bellon «per cui un paziente deve passare il suo tempo al telefono con il Cup e, se gli viene proposta una soluzione impraticabile, si trova di fronte a due possibilità: tornare dal medico e rifare l’impegnativa o rivolgersi al privato.

E quest’ultima è la direzione che sta prendendo la sanità. Del resto il sistema non tiene conto che il 30% della popolazione è anziana. Qualche giorno fa ho tentato personalmente di prenotare una visita ortopedica in 10 giorni per un 97enne con frattura al ginocchio e non c’è stato verso.

La stessa cosa è successo con un altro paziente, più o meno coetaneo del primo, con un problema all’anca: di fronte all’impossibilità di trovare una soluzione nei tempi previsti, mi sono sentito dire di rivolgermi al Pronto Soccorso, di mettere cioè una persona molto anziana in condizione di passare ore in attesa per trovare soluzione a un problema di salute che nulla ha emergenziale. E intanto le impegnative vengono cancellate e le liste d’attesa diminuiscono, ma questo non significa che le prestazioni vengano erogate».

Solo per salvare le statistiche

Si tratta di «un provvedimento salva statistiche che non risolve i problemi» aggiunge Crisarà: «La Regione dice di aver recuperato la maggior parte delle prestazioni rimaste indietro, quello che non dice è che per farlo, si stanno accumulando le esigenze di adesso.

Con questa ulteriore circolare si mette un altro ostacolo sul percorso del cittadino che alla fine rinuncia. Così metti a posto le statistiche ma non tieni conto degli utenti: i casi sono quotidiani, da chi perde la possibilità di fare una Tac con contrasto già prenotata perché non è riuscito in tempo a fare l’esame della creatinina, al disabile che trova posto solo a Cittadella per fare una visita e rinuncia.

Qui si parla del cittadino suddito del servizio e non viceversa. I numeri non rispecchiano la realtà e di conseguenza le condizioni e le esigenze dei pazienti. È assurdo prevedere che il medico di famiglia sia chiamato a rivalutare la prescrizione di uno specialista che, per qualche motivo, non è stata erogata entro i tempi stabiliti».

I Raggruppamenti

La nuova circolare sarebbe quindi l’altra faccia dei Rao, i Raggruppamenti di attesa omogenei, che i medici di medicina generale a Padova si sono rifiutati di adottare. In questo senso, durante il consiglio dell’Ordine dei medici, alcuni professionisti hanno proposti di impugnare al Tar la delibera che li introduce.

 «Io tutelerò fino all’ultimo l’autonomia dei medici, ma considero una sconfitta portare davanti a un tribunale un confronto che dovrebbe avvenire davanti alle istituzioni, perché l’importante non è sentirsi dare ragione, ma garantire il servizio. Mi spiace solo che le associazioni di cittadini e malati non si rendano conto del fatto che la politica sta smantellando il sistema sanitario nazionale».

Conclude Minasola: «In questo modo si finisce per rimbalzare sul territorio l’incapacità di dare risposte, appesantendo il lavoro dei medico di famiglia con ulteriore burocrazia, senza contare l’insensatezza del fatto che un medico di medicina generale venga chiamato a rivalutare la prescrizione fatta da uno specialista». —

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