Calcio Padova, consenso minimo. Mirabelli primo imputato Bianchi corresponsabile
Con la durissima contestazione di sabato a Verona (sia allo stadio e sia sui social) la società ha raggiunto il momento più basso da quando è in mano a Oughourlian
Stefano Edel
Il consenso nei confronti della dirigenza del Padova ha toccato il punto più basso da quando la società è diventata patrimonio di Joseph Oughourlian, con oltre il 96% di azioni nel dicembre 2020.
La contestazione e i segnali
La durissima contestazione andata in scena al termine della partita di sabato con la Virtus Verona ha il peso e la sostanza di un segnale chiaro da parte della sempre più incazzata e frustrata tifoseria biancoscudata: il livello di sopportazione è stato superato.
Con i dirigenti, certo, sono finiti nell'occhio del ciclone pure i giocatori, diretti protagonisti della mancanza di risultati che ha spinto la squadra fuori dalla zona playoff, e lo staff tecnico, con Vincenzo Torrente, subentrato a Bruno Caneo il 13 dicembre scorso, che si industria per venire a capo di una matassa aggrovigliata, senza per ora riuscirvi.
La scala dei responsabili
Ma se dovessimo indicare una scala dei personaggi più impopolari, non avremmo difficoltà nell'individuare nel ds Massimiliano Mirabelli e nella presidente (ad interim) Alessandra Bianchi coloro che vengono ritenuti i maggiori responsabili di un'annata sin qui fallimentare.
Mirabelli, un anno dopo
E' il 23 gennaio 2022 quando Sean Sogliano viene rimosso dall'incarico di direttore sportivo e lo rimpiazza il 53enne ex ds del Milan (ed ex capo osservatore dell'Inter), calabrese di Rende.
Poco dopo il suo insediamento, Mirabelli decide l'esonero di mister Massimo Pavanel, chiamando l'amico Massimo Oddo a tentare il... miracolo di una promozione in B negata alla fine dallo straordinario cammino seguito dal Sudtirol.
Si rimanda tutto ai playoff, dove non senza brividi si giunge alla finale con il Palermo, vinta dai rosanero siciliani.
La “botta” è durissima da assorbire, il finanziere franco-armeno se ne torna a Londra imbufalito e pronto a mollare tutto. Il resto è storia nota: il ripensamento, ma con riduzione netta del budget (anche se è il quinto dell'intera Serie C), da parte dello stesso Oughourlian, strategia diversa puntando sui giovani ed evitando nomi altisonanti, traguardo finale una buona posizione in classifica, ma non la vittoria in campionato.
A Mirabelli – che intanto ha rimesso in discussione gli accordi con il Sassuolo presi da Sogliano per la vendita di Luca Moro, sino a trovare un'intesa su oltre 4 milioni di euro (più del doppio stabilito in precedenza) – viene chiesto in pratica di scommettere su se stesso, e l'azzardo non paga.
Meglio, paga inizialmente con la scelta dell'allenatore Caneo, un carneade, che pratica un calcio bello (sin troppo) per la categoria e vince 4 partite nelle prime 6 giornate, ma poi tutto svanisce, il gruppo non lo segue più, piovono sconfitte anche pesanti (il 5-0 subìto dalla Pergolettese) ed affiorano malumori dentro e fuori lo spogliatoio.
Dato il benservito a Caneo, con Torrente le cose sembrano andar meglio, ma poi riaffiorano i vecchi problemi: il mercato porta solo prestiti, tranne Bortolussi (prelevato dal Novara), e manca il regista chiesto dal tecnico campano.
Una gestione discutibile
Il punto è che, dopo il vertice a Madrid con Oughourlian, Mirabelli non ha i soldi a disposizione su cui sperava e ammette le difficoltà di operare sul mercato.
Ma soprattutto si trova a dover fare i conti con i 4 giocatori fuori lista (Monaco, Busellato, Bifulco e Terrani), che pesano per un milione di euro sui conti, e con il caso Radrezza, idolo dei tifosi, chiamato in estate a firmare sino al giugno 2024, e utilizzato con il contagocce anche dal nuovo allenatore. Gli chiede di cambiare aria, se può.
Infine, parole della settimana scorsa dopo il nuovo ko con la Pergolettese, la ridefinizione dell'obiettivo per la squadra: salvarsi. Un obiettivo ritenuto un affronto da parte della tifoseria. Resta il dato di fatto: è il peggior campionato degli ultimi quattro.
Bianchi e Oughourlian
Alessandra Bianchi, la prima presidente donna della Spa biancoscudata, 48 anni, comasca, è al vertice del Padova da fine giugno 2022.
E' il braccio destro del patron, ma ha anche lei le sue responsabilità in merito alla situazione attuale: soprattutto aver consentito a Sogliano, nelle due stagioni e mezzo in cui ha operato, di avere maniche larghe sui contratti di molti giocatori.
Il budget era consistente e il dirigente varesino spendeva. Così si sono registrate situazioni incredibili, come i 320 mila euro del biennale a Ronaldo, i 250 mila dell'annuale a Chiricò e i 240 mila (lordi) a Ceravolo.
La domanda che tutti si sono posti è: dov'era, Bianchi, quando venivano definiti compensi del genere? Oggi fa da cuscinetto con il finanziere franco-armeno, ma oltre la carica non ha guadagnato molto in termini di popolarità, anzi. E nel tritacarne della contestazione è entrata pure lei, suo malgrado.
Resta, infine, Joseph Oughourlian. Ha investito più di 22 milioni di euro in 4 stagioni calcistiche, e ha portato a casa solo una Coppa Italia di Serie C. Giovedì 16 arriverà in città e dovrà spiegare molte cose: cosa intende fare da qui in avanti, se restare (ma su basi diverse, chiaramente, per un rilancio) oppure cedere il club, se chiedere un aiuto concreto all'imprenditoria locale e quali infrastrutture alle istituzioni.
Serve una svolta al Padova, ma da subito. Per chi sta portando il Lens a giocarsi addirittura uno scudetto in Francia non dovrebbe essere complicato parlare chiaro, la piazza non sopporta più la promesse disattese.
Articoli rimanenti
Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
1€ al mese per 3 mesi
Sei già abbonato? Accedi
Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
I commenti dei lettori