Padova, la città di Boeri che scommette sulla rigenerazione ai voti del Consiglio comunale
Lunedì sera la discussione tra maggioranza e opposizione Ragona: «Una nuova epoca senza più consumo di suolo»
Luca Preziusi
Dopo un anno di progetti e scontri politici, anche interni alla maggioranza, il disegno della città del futuro a opera dell’archistar Stefano Boeri, approda in Consiglio comunale. Quello di lunedì sarà l’ultimo passo per l’approvazione definitiva, dopo l’adozione avvenuta ad aprile dello scorso anno, del Piano degli interventi. Un progetto contro cui si è schierata in parte l’opposizione, ma soprattutto un pezzo di mondo di professionisti, architetti e ingegneri padovani, anche vicini al centrosinistra e alla maggioranza del sindaco, Sergio Giordani. Dopo l’adozione si è aperta la fase dedicata alle osservazioni da parte dei cittadini: ne sono arrivate 364, di cui 33 pervenute oltre il termine di giugno.
L’Amministrazione comunale, pur in assenza di obbligo legale, ha deciso di accogliere anche le osservazioni giunte dopo la scadenza nella convinzione che potessero apportare contributi utili al miglioramento del progetto di variante. È stato quindi esteso l’esame a tutte le osservazioni per portarle alla valutazione del Consiglio comunale di lunedì prossimo. Sono state raggruppate in cinque macro categorie, in relazione alla prevalenza delle argomentazioni trattate, per poterle valutare secondo criteri di coerenza.
Sono 119 quelle di carattere generale e normativo, 118 su modifiche puntuali, 80 riguardanti nuove previsioni o aree edificabili e 14 le segnalazioni presentate in sede di Conferenza di Servizi. Le osservazioni riguardanti nuove previsioni o aree edificabili sono state tutte respinte, perché considerate incoerenti con gli obiettivi e i criteri stabiliti dall’Amministrazione di non voler aggiungere consumo di suolo. In totale, quindi, sono state accolte 130 osservazioni, 97 solo parzialmente e 137 rimandate al mittente.
La città diventa “arcipelago”. Questo il termine utilizzato più spesso da Boeri, poi richiamato anche dal sindaco Giordani. Il Piano degli interventi che lunedì dovrà essere approvato in aula introdurrà una rivoluzione nell’assetto urbanistico cittadino. Rispetto al piano regolatore del 1954 di Piccinato (la cui ultima evoluzione è il Piano degli interventi del 2016), quello di Boeri prende atto di come la spinta espansiva della città sia sostanzialmente conclusa e propone una configurazione ad arcipelago con 33 rioni.
Un assetto che assorbe il verde e lo ospita all’interno del tessuto urbano. Una svolta green che strizza l’occhio ai servizi. Lo spirito, infatti, è quello della “città dei 15 minuti”, che vede il rione come uno spazio urbano con un’autonomia funzionale, dove sia consentito a tutti di poter accedere a scuole, sanità e negozi di vicinato entro un raggio geografico di 500 metri e uno temporale di 15 minuti a piedi o in bici.
Gli enti pubblici chiamati a dare il loro giudizio hanno tutti espresso un parere positivo, con poche osservazioni. Rispetto al piano vigente c’è comunque una riduzione del volume edificabile di oltre un milione di metri cubi. Dopo la discussione in Consiglio, il Piano degli Interventi diventerà efficace 15 giorni dopo la pubblicazione del provvedimento nell’albo pretorio del Comune. Successivamente, prenderà il via un percorso di formazione rivolto ai tecnici, concordato con gli ordini professionali.
rigenerazione
«Con questo piano ci siamo posti l’obiettivo di avviare un processo di rigenerazione urbanistica e ambientale della città» sostiene l’assessore all’Urbanistica, Andrea Ragona, «processo che dovrà caratterizzare lo sviluppo di Padova, non solo nei prossimi cinque anni, ma nei prossimi decenni. Si tratta di un piano che prende atto della necessità di non consumare più suolo, ed è uno strumento che prova a rispondere alla grande crisi climatica e ambientale, così come economica e sociale, della nostra epoca».
«Lunedì affronteremo una discussione molto importante per Padova, per approvare uno strumento che traduce in pratica una visione di città che inverte la rotta rispetto agli ultimi decenni: la fase espansiva si è fermata» ribadisce Ragona, «ora le priorità sono la salvaguardia del suolo e la sicurezza del territorio». —
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