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Rottamazione delle sanzioni, ecco i Comuni che hanno aderito nel Padovano

Sono solo poco più di venti la amministrazioni che stralceranno sanzioni e interessi. I contrari: «Lo Stato eviti lo scarica-barile su di noi»

Nicola Cesaro
3 minuti di lettura

C’è chi invoca l’equità, chi parla di una perdita di tempo, chi ancora segnala di aver compiuto un ottimo lavoro di riscossione in passato e di non averne bisogno. Qualcuno vede lo strumento come ulteriore, per quanto minima, opportunità per venire incontro ai cittadini, qualcun altro lo ritiene un affronto a chi ha sempre rispettato le scadenze. E non manca chi “ringrazia” lo Stato per lo “scarica-barile”. Fatto sta che il tempo stringe e, al di là dei pareri e dei commenti, entro il 31 gennaio tutti i Comuni padovani saranno chiamati ad aderire o meno alla possibilità, prevista dal Governo, di sanare le imposte relative ai tributi locali.

La sanatoria

È uno dei provvedimenti inseriti all’interno della Manovra 2023 che lascia agli enti locali una certa libertà di autonomia. Il riferimento è a tributi comunali come Imu e Tari per i quali, se non sono pagati entro un determinato limite di tempo, scattano sanzioni e interessi. La mini-sanatoria, che riguarda le cartelle sotto i mille euro dal 2000 al 2015, prevede appunto di “ripulire” quegli importi da sanzioni e interessi. Entro fine mese i Comuni che non vorranno aderire dovranno eventualmente deliberare il “no” in consiglio comunale. Anche se manca ancora una settimana, l’impressione è che nel Padovano la maggioranza rimandi al mittente questa possibilità: due Comuni su tre non aderiranno alla proposta.

I sì alla rottamazione

Carmignano di Brenta, Loreggia, Tombolo, Campo San Martino, Curtarolo e Gazzo aderiscono alla rottamazione. A Fontaniva non si andrà in consiglio: si stima una “manovra” da soli 1,53 centesimi. Galzignano Terme aderisce, spiega il sindaco Riccardo Masin, «per una questione di equità», e lo stesso nei colli farà Teolo. Nella Bassa cartelle ripulite pure per Casale di Scodosia che non va in consiglio entro il 31 e di fatto aderisce alla sanatoria: «Faremo anche una comunicazione ad hoc comunicando questa opportunità», assicura il sindaco Marcello Marchioro. Stesso discorso per Arzergrande, Pozzonovo, Borgo Veneto, Stanghella, Carceri, Montagnana e Sant’Urbano, con il sindaco Dionisio Fiocco che puntualizza: «Per i Comuni la sanatoria non riguarda il debito ma solo sanzioni e interessi: si tratta di cifre veramente esigue. Ci chiediamo: chi non ha pagato sinora, lo farà? Non ne facciamo una questione di principio ma di praticità». Parla di importi irrisori e conferma l’adesione anche Guido Carlin, sindaco di Sant’Angelo di Piove, che ricorda: «Nel 2022 il nostro Comune ha fatto una lotta all’evasione veramente importante e ha recuperato 50.000 euro di crediti». Qualche dubbio, ma pure l’adesione, arrivano dal sindaco Luca Manfrin di Candiana: «Sono cartelle vecchie, debiti irrecuperabili, somme modeste: in linea di principio sarei contrario ma aderiamo con la consapevolezza che non sarebbe cambiato nulla e in ogni caso non avremmo più recuperato quelle somme». Mestrino e Cadoneghe (15 mila euro circa di stralcio questo secondo Comune): da un’analisi è emerso che le quote non riscosse finora si riferiscono a società fallite o a persone decedute. Adesione anche per Vigodarzere.

I no allo stralcio 

Ma il coro dei “no” è decisamente più nutrito, e da giorni in primi era stato anticipato dal Comune di Padova. C’è Vigonza, ad esempio, con il sindaco Gianmaria Boscaro che ricorda la possibilità – per chi vuole mettersi in regola – di aderire alla rottamazione statale che di fatto ha gli stessi effetti. Contraria l’amministrazione di Villanova di Camposampiero, e poi anche Santa Giustina in Colle, San Giorgio in Bosco, Piombino Dese («è un’operazione che porterà più perdita di tempo che benefici», sottolinea il sindaco Cesare Mason). Contrari anche Cittadella e Villa del Conte. Compatte le terme, con la contrarietà sia di Abano che Montegrotto. Nella Bassa e nei Colli Euganei già sicure le delibere di non adesione di Correzzola, Bovolenta, Pontelongo, Monselice, Este, Vescovana, Conselve, Ospedaletto Euganeo, Boara Pisani, Bagnoli di Sopra, Cinto Euganeo, Torreglia, Baone, Cervarese Santa Croce, Rovolon. I sindaci di Solesino e San Pietro Viminario parlano di un «no etico», invitando il Governo a non scaricare responsabilità sui Comuni. In cintura non aderiranno Noventa Padovana, Selvazzano Dentro, Albignasego, Rubano, Limena, Saonara, Saccolongo, Ponte San Nicolò e Villafranca Padovana. Più articolato il “no” di Damiano Fusaro, sindaco di Granze: «Questa non è una manovra per aiutare i bisognosi ma per agevolare i furbetti. Prendete l’esempio di Granze: la Tari non riguarda il Comune, multe stradali non ne abbiamo quindi si farebbe riferimento solo a cartelle Imu e l’Imu si paga sulle seconde case. Non si tratta di certo di persone povere. Questo non è uno Stato che aiuta ma che invita a non essere corretti, tanto ci sarà sempre una legge che permetterà di farla franca». La pensa come lui Massimo Cavazzana di Tribano: «Siamo aperti a confrontarci con chi ha questi debiti per trovare una soluzione, ma su una sanatoria incondizionata a tutti è lesiva nei confronti di chi ha fatto tanta fatica a pagare e mettersi in regola». Ancora più dettagliata la motivazione di Davide Gianella di Piove di Sacco: «Abbiamo già approvato il bilancio di previsione: dovremmo andare a trovare 79.000 euro per compensare la minore entrata. Il Governo, dopo non aver stanziato somme a favore dei Comuni per le utenze a fine anno, ha fatto una norma che li penalizza ancora una volta sulla spesa corrente».

Completano la lista i Comuni indecisi (tipo Veggiano, Due Carrare, Vo’, Agna, Barbona, Piazzola sul Brenta, Grantorto e San Giorgio delle Pertiche), e chi ha esternalizzato la riscossione come Camposampiero, Codevigo e Polverara e che dunque non è chiamato a scegliere.

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