Mattia ucciso da Valentina con una coltellata profonda cinque centimetri
Consegnata in procura la perizia medica: Valentina lo ha colpito tra le costole. La difesa: «Non c’era volontà di ammazzarlo, reato preterintenzionale»
Carlo Bellotto
Mattia Caruso, la vittima, e la sua assassina, Valentina Boscaro
Ammazzato con un colpo al cuore, una coltellata profonda 5 centimetri che non gli ha lasciato scampo. Dice questo e molto altro la perizia medico legale su Mattia Caruso, morto a 30 anni per mano della fidanzata Valentina Boscaro, 31 anni, il 25 settembre scorso.
L’esame è stato eseguito dal professor Stefano D’Errico dell’Università di Trieste (esperto nominato dalla procura) alla presenza del medico legale Barbara Bonvicini, per la famiglia della vittima e l’esito è stato consegnato ieri in procura, sul tavolo del pubblico ministero Roberto Piccione che indaga sull’omicidio.
Un colpo preciso
L’autopsia è chiara: l’unica ferita sul corpo di Caruso è quella provocata dal coltello, entrato per circa cinque centimetri tra una costola e l’altra. La lama, molto affilata, ha rotto la cartilagine delle costole ed è arrivata al cuore con forza.
Un colpo unico, sferrato con precisione e con la giusta forza da Valentina che, ha ammesso davanti agli inquirenti, ha sfogato tutta la sua rabbia per quel ragazzo che «le metteva le mani addosso». Una coltellata che ha provocato una emorragia letale: Mattia, soccorso e portato all’ospedale di Padova, è morto nel giro di qualche decina di minuti.
Gli accertamenti del Ris
L’esito dell’autopsia era atteso dai carabinieri del Ris di Parma per chiudere la relazione su quanto accaduto, anche in merito all’esatta posizione dei due fidanzati dentro l’automobile Mercedes sulla quale viaggiavano (esaminando gli schizzi di sangue presenti sull’abitacolo).
La macchina era quella di Valentina, mentre il coltello a scatto, posizionato nel portaoggetti, era di Mattia.
Non appena il Ris avrà terminato il lavoro il pm chiuderà le indagini, indicativamente nel giro di qualche settimana. Valentina potrebbe trovarsi entro qualche mese di fronte alla Corte d’Assise.
Nel frattempo infatti è arrivata anche la perizia sui telefonini sottoposti all’analisi dal tecnico informatico Nicola Chemello che ha fatto emergere continui scambi di messaggi tra i due: frasi estreme oggi di amore infinito, l’indomani di odio puro, un rapporto altalenante.
«Nessuna volontà di uccidere»
Valentina Boscaro è difesa dall’avocato penalista Ferdinando Bonon che sulla volontarietà ad ammazzare della sua assistita ha molti dubbi: «Non vedo nessuna volontà omicidiaria, sia per il tipo di arma, un coltello di modeste dimensioni peraltro di proprietà di Boscaro, sia per l’unico colpo inferto. Credo che la direzione sia quella del preterintenzionale».
Quindi per il legale la donna voleva solo ferire il fidanzato e non certo ucciderlo. Però la coltellata non ha colpito le costole e la lama è andata in profondità. Per ora comunque l’accusa è di omicidio volontario.
Valentina ancora ai domiciliari
Valentina Boscaro si trova sempre ai domiciliari con il braccialetto elettronico nella sua casa di via Ca’ Silvestri, a Montà.
La figlia, che al momento dell’omicidio si trovava a Rieti dal papà, resta con quest’ultimo. Dal giudice penale non è arrivata ad oggi alcuna prescrizione in merito all’affidamento della bambina che, auspica la difesa, appena la situazione tornerà tranquilla, dovrebbe stare con la mamma.
Una serata tragica
La tragedia si consuma domenica 25 settembre. Mattia e Valentina partecipano a una serata organizzata nel locale Laghi di Sant’Antonio, tra Montegrotto e Torreglia. Alle 22.30 escono dalla festa, salgono in auto e Mattia guida fino a via dei Colli Euganei, ad Abano.
In prossimità della rotonda che interseca via Busi, davanti al supermercato Alìper i due, da quanto ricostruito, hanno un diverbio molto acceso, i motivi non si conoscono.
Valentina è molto gelosa e una delle ipotesi è che possa aver notato qualcosa o letto un messaggio che non ha gradito sul cellulare del 30enne.
Fatto sta che mentre lui guida lei afferra un coltello a serramanico che si trova nel portaoggetti dell’auto, lo apre, e affonda la lama nel petto del fidanzato.
Lui non si aspetta quel gesto, non ha neanche il tempo di difendersi. Sul corpo, come emerso anche dall’autopsia non ci sono segni di colluttazione. Esce dall’auto, ferito e sanguinante, e si accascia a terra.
Il racconto dell’assassina
Un poliziotto della celere fuori servizio è il primo a soccorrere il ragazzo agonizzante. Valentina riferisce agli inquirenti di un uomo incappucciato che ha colpito Mattia e poi è fuggito.
Il suo racconto vacilla e dopo un paio di giorni ammette: «Stavamo litigando, Mattia mi ha messo le mani addosso come faceva spesso. Ho preso il coltello e l’ho colpito mentre eravamo in movimento... Non volevo ucciderlo».
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