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Benefit ai dipendenti, spesi 3,5 milioni nel 2022

Il 40% delle aziende ha scelto di dare i benefici economici detassati dal governo: in media 400 euro per 8.700 persone

elvira scigliano
2 minuti di lettura

Stipendio da una parte, welfare e “fringe benefit” dall’altra. Sono due facce della stessa medaglia. Avere una buona contribuzione è determinante nella scelta del lavoro e, chi può scegliere, pondera la decisione perché poter contare su servizi (sanità e istruzione) e benefit (buoni) pagati dal datore di lavoro, può fare la differenza nello scegliere un’azienda o l’altra.

Lo sanno bene gli artigiani. Confartigianato Padova ha infatti chiuso l’anno 2022 registrando oltre un milione e 378 mila euro di “fringe benefit”. E sempre secondo Confartigianato, nel Padovano, sono stati spesi 3 milioni e 500 mila euro per 8.700 dipendenti. In media 400 euro a persona.

Quasi il 40% delle aziende artigiane della provincia di Padova ha scelto di dare dei benefici economici ai propri collaboratori. Gli importi più significativi sono stati registrati nei comuni di Padova, Vigonza, e Piazzola. Seguono Cittadella e Conselve. Il podio dei benefici è occupato, in ordine di preferenza, da buoni spesa, buoni benzina e buoni per le bollette.

I benefit concessi dall’azienda

«Welfare e fringe benefit non sono la stessa cosa», spiega il presidente di Confartigianato, Gianluca Dall’Aglio, «ma sono entrambi strumenti preziosi. Si tratta in entrambi i casi di beni e servizi concessi dal datore di lavoro. Il welfare è un insieme di iniziative, beni e servizi che un datore di lavoro può mettere a disposizione di categorie omogenee o a tutto il personale dopo un regolamento aziendale; quello che viene erogato è quasi completamente esente dalle tasse. Nel piano di welfare possono anche essere inseriti i fringe benefit (compensi in natura, ndr) che, da soli, non sono considerati reddito imponibile, quindi sono esenti da tassazione e contribuzione sia per il lavoratore sia per il dipendente, se non sono superiori ad 258,23 euro l’anno, come previsto dal Testo unico delle imposte sul reddito; questa soglia, vista l’emergenza pandemica nel 2020 e 2021, è stata raddoppiata, mentre nel 2022 è stata dapprima aumentata a 600 euro e successivamente a 3 mila euro. Parliamo soprattutto di buoni spesa, buoni benzina e per il solo 2023 anche le utenze domestiche».

La fedeltà dei dipendenti

Insomma, un buon margine di manovra per l’imprenditore. Rispetto al welfare invece l’aumento è sotto gli occhi di tutti. Dal 2020 i numeri continuano a crescere, l’anno scorso sono addirittura raddoppiati, passando da 88 piani di welfare a 160.

«I nostri imprenditori hanno capito che welfare e fringe benefit sono un’ancora di salvezza nella tempesta economica che stanno subendo le famiglie padovane», continua il presidente Dall’Aglio. «Per quanto concerne i nostri dipendenti, quelli della sede di Confartigianato, abbiamo fatto questa scelta per dare una risposta concreta all’inflazione che sta crescendo e alla crisi economica. Non solo. Che si tratti di welfare o di benefici il ragionamento è sempre rivolto al dipendente. Facciamo un esempio: immaginiamo una coppia molto giovane, che ha già il mutuo, la rata dell’auto, i bambini piccoli. Non riescono a mettere da parte due soldi per una vacanza. Per quella coppia ricevere un buono vacanza sarà dunque un regalo che genererà gratitudine e fidelizzazione all’azienda. Gratificare il lavoro di un collaboratore significa dimostrargli che l’azienda ha per lui riguardo. I dipendenti ne sono consapevoli e, i giovani, tirano fuori l’argomento già al momento dell’assunzione. Una cosa importante dunque è studiare ogni piano sulle persone: se uno non ha figli, l’asilo non servirà; se uno non è sportivo, il buono palestra non gli interesserà».

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