E morta a 109 anni suor Rita, la religiosa più anziana d’Italia
Nata a Galliera Veneta era stata missionaria in Alto Egitto e Libia. Gli ultimi anni passati in preghiera alla Casa Maran di Villafranca
Silvia Bergamin
Era la suora più longeva d’Italia, suor Rita si è spenta giovedì 12 gennaio nella casa di riposo “Don Luigi Maran” a Villafranca Padovana. Aveva 109 anni suor Aderita (il suo vero nome) Guidolin, ha attraversato il Novecento, due guerre mondiali e un pezzo di XXI secolo con estrema lucidità.
Nacque a Galliera Veneta il 24 novembre 1913, entrando nella famiglia elisabettina nel 1931, nel 1934 aveva fatto la professione.
«Ho scoperto la mia vocazione a 17 anni» diceva. Impegnata per vent’anni come cuoca e nel doposcuola nell’asilo di Borgoricco, nel 1955 partì missionaria in Egitto, dedicandosi alla scuola di taglio e cucito nella comunità di Maghagha in Alto Egitto.
«Quando ero missionaria in Egitto» ha raccontato «parlavo bene l’arabo perché era l’unica lingua che si usa lì. Passata in Libia nel 1962, a Villa “Sant’Antonio”, nel 1963 dovette rientrare in Italia per motivi di salute. Recuperate le energie, spese la sua passione apostolica come cuoca e – dove necessario – come assistente nel doposcuola nelle comunità parrocchiali di Villa Serraglio (Ra), Badia a Settimo (Fi), Grumolo Pedemonte (Vi), Brugine, Carmignano d’Este, all’Opera Casa famiglia a Padova. Nel 1996 iniziò per lei il tempo del riposo, vissuto con serena collaborazione nella vita della comunità in Casa provincializia a Padova, nella comunità “Beata Elisabetta” a Monselice, nella comunità “Vendramini” all’Arcella, in Casa Madre a “Sant’Agnese”, poi a “San Francesco”.
Sempre vivace, era capace di donare un tocco di serena allegria. Nel 2016 fu necessario il trasferimento alla Casa Madre – passata nel 2017 a Taggì di Sotto – ma il deperimento delle forze non diminuì il suo brio, la sua voglia di vivere e di donare gioia alle consorelle, “missionaria” indefessa.
Ha sempre pregato tanto, lo ha fatto con intensità negli anni del virus. Durante il secondo conflitto mondiale perse il fratello Dante. «Gli chiesero se volesse scendere in paese per dare una mano a raccogliere i feriti e portarli in ospedale. Mia mamma non voleva, diceva che era pericoloso. Ma lui non si tirò indietro ed andò. Fu così che gli spararono e perse la vita».
Poco più di un anno fa aveva detto: «Dopo 108 anni di vita vorrei tanto vedere il volto del Signore». «Solo ultimamente la salute è andata deteriorandosi» hanno scritto le consorelle elisabettine «così con la lampada accesa è andata incontro al “suo” Signore da lei cercato e con ansia atteso».
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