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Crac della Cassa Peota di Galliera Veneta, scatta la denuncia

Settanta risparmiatori firmano l’esposto contro Marin per truffa e appropriazione indebita. L’ammanco è di 800 mila euro

Silvia Bergamin
1 minuto di lettura
Il centro di Galliera Veneta dove è scoppiato il caso del crac della Cassa Peota 

Crac della Cassa Peota di Galliera Veneta, una settantina di risparmiatori “traditi” ha deciso di denunciare il presidente Stefano Marin, storico riferimento della raccolta.

La scelta di procedere legalmente – con un dossier di 30 pagine – è stata presa ufficialmente giovedì 12 gennaio sera a Galliera Veneta nel corso dell’incontro organizzato dall’avvocato Dennis Zaniolo, dello Studio legale Zaniolo Stp di Padova con sede anche nel Comune dell’Alta, in collaborazione col collega Luigi Maccan.

Erano almeno cento le persone presenti: arrabbiate, preoccupate, determinate. Il dado è tratto: in queste ore i legali hanno depositato in Procura una denuncia per truffa e appropriazione indebita nei confronti di Marin.

Al momento sono una settantina i denuncianti, però nei prossimi giorni potrebbero arrivare a superare quota 100. I cittadini costretti a fare i conti con la volatilizzazione del denaro sarebbero fra i 150 e i 200, l’ammanco si aggirerebbe tra i 700 e gli 800 mila euro.

Ma il problema è che non ci sarebbero carte, pezze giustificative, note, nulla di scritto. Un mistero nel mistero.

E quindi? Tutto ruota attorno a Marin, 71 anni, che aveva spiegato nelle scorse settimane di aver subito una truffa. Il settantenne da trent’anni raccoglieva i risparmi, fra i suoi associati ci sono compaesani di Galliera, ma pure dei comuni limitrofi, come San Martino di Lupari e Cittadella.

Il gallierano aveva inviato a tutti i soci un messaggio: «Si comunica che la raccolta è stata sospesa a causa di una truffa che ho subito. Ho già eseguito una dichiarazione ai carabinieri di Tombolo».

Marin aveva offerto garanzie spiegando che avrebbe saldato ogni debito, mettendo a disposizione «tutte le mie proprietà, che sono disponibili, e tutti i miei beni per far fronte al danno causato».

In pensione, l’uomo al centro della vicenda di professione è stato analista programmatore e – secondo quanto finora da lui dichiarato – pare sia incappato in qualcuno senza scrupoli. Durante l’incontro di giovedì sera sono stati ribaditi i passi che i legali intendono perseguire: «È nostra intenzione collaborare con la Procura nel corso delle indagini. Se non arriveremo a sequestrare i beni del responsabile con l’azione penale – annunciano Zaniolo e Maccan – chiederemo in sede civile un sequestro conservativo ante causam». Marin non era presente neppure a questo incontro, dopo quello convocato lunedì pomeriggio a Cittadella. Ed intanto il malcontento cresce: «Riusciremo a recuperare i nostri soldi? Quanti? E in che tempi?» si chiedono con urgenza e disperazione tutti i risparmiatori. L’auspicio dei legali è quello di avere quanto prima un incontro con il pubblico ministero.

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