Cassa peota di Galliera, riuniti 80 risparmiatori: «Ora il sequestro dei beni di Marin»
A Cittadella l’incontro tra gli utenti gabbati: si stima un ammanco di 800 mila euro. Giovedì un nuovo appuntamento
Silvia Bergamin
«Dove sono finiti i nostri soldi? Dobbiamo agire legalmente, non è possibile perdere così i risparmi di una vita e restare a guardare». Crac della Cassa Peota di Galliera Veneta, un’ottantina di risparmiatori rimasta senza il becco di un quattrino si è riunita lunedì 9 gennaio in Patronato a Cittadella per provare a capire come ridurre i danni. C’è rabbia e fretta di muoversi: «Perché ci sarà pure una responsabilità, qualcuno dovrà pagare».
I risparmiatori traditi
I numeri sono incerti, ma qualcosa si inizia a definire: i cittadini costretti a fare i conti con la volatilizzazione del denaro sarebbero fra i 150 e i 200, l’ammanco si aggirerebbe tra i 700 e gli 800 mila euro. Ma il problema è che non ci sarebbero carte, pezze giustificative, note, nulla di scritto. Un mistero nel mistero.
Il ruolo di Marin
Lo storico riferimento della raccolta – Stefano Marin, 71 anni – aveva spiegato nelle scorse settimane di aver subito una truffa. Il settantenne da trent’anni raccoglieva i risparmi, fra i suoi associati ci sono compaesani di Galliera Veneta, ma pure dei Comuni limitrofi, come San Martino di Lupari e Cittadella.
Il gallierano aveva inviato a tutti i soci un messaggio: «Si comunica che la raccolta è stata sospesa a causa di una truffa che ho subito. Ho già eseguito una dichiarazione ai carabinieri di Tombolo».
Marin aveva offerto garanzie spiegando che avrebbe saldato ogni debito, mettendo a disposizione «tutte le mie proprietà, che sono disponibili, e tutti i miei beni per far fronte al danno causato». In pensione, l’uomo al centro della vicenda di professione è stato analista programmatore e pare sia incappato in qualcuno senza scrupoli.
«Dove sono i nostri soldi?»
Nel corso della riunione una domanda è stata scandita in maniera comprensibilmente ossessiva: «Dove sono finiti i nostri soldi?». Il 71enne non era presente all’incontro e quindi la questione è stata posta al direttivo dell’associazione “Per la gestione del risparmio” rappresentata da Marin stesso, ma le risposte non ci sono state. Un po’ tutti i presenti si aspettavano un intervento del presidente che almeno spiegasse, raccontasse i fatti, aiutasse a capire e chiarisse la vicenda.
Ed invece si è rimasti in un clima sospeso: «Credevamo che l’associazione producesse della documentazione, dei rendiconti, portasse qualche cifra scritta, qualcosa che spiegasse i flussi di denaro. Ma così non è stato». «Dov’è finito il nostro denaro?», ha urlato ancora qualcuno, in un misto di rabbia e frustrazione.
La prossima riunione
Una nuova riunione è stata convocata per giovedì alle 20.30 in municipio a Galliera Veneta dagli avvocati Dennis Zaniolo, penalista, e dal collega civilista, Luigi Maccan. Si farà il punto della situazione in sala Pavan. La linea appare chiara: «Noi saremo collaborativi con la Procura nel corso delle indagini. Se non arriveremo a sequestrare i beni del responsabile con l’azione penale, chiederemo in sede civile un sequestro conservativo “ante causam”», anticipano i legali. «Dobbiamo agire, andare in Tribunale», ribadiscono i risparmiatori traditi.
A quando risale la truffa?
La preoccupazione cresce: «Pare che le truffe di cui Marin sarebbe stato vittima siano iniziate nel 2001: come faremo a riavere i nostri soldi?».
Nel 2014 dei rapinatori erano entrati in casa dell’ex contabile trovando una borsa con cinquemila euro in contanti: erano soldi della Cassa Peota. La presero e si dileguarono scappando attraverso la finestra del bagno.
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