Via libera della Regione al piano Boeri: la città diventa “arcipelago”
Il nuovo disegno urbanistico di Padova 2030 ha superato l’esame di valutazione ambientale. Nuove norme su indici e crediti edilizi, ma cambia la forma della città
Claudio Malfitano
Via libera dalla Regione al piano Boeri: superata la valutazione ambientale strategica, non resta che il voto finale del consiglio comunale per il nuovo disegno urbanistico di Padova. La commissione regionale si è riunita lo scorso 27 dicembre e ha dato il parere di «non assoggettare» alla procedura Vas quello che è considerato il secondo Piano degli interventi del Comune di Padova (il primo è del 2016) perché «non determina effetti significativi sull’ambiente». Approvate dunque tutte le indicazioni che Boeri, assieme al team di professionisti che ha redatto il piano, hanno inserito sulla sostenibilità ambientale, lo stop al consumo di suolo e la nuova conformazione urbana della città per i prossimi 10 anni. Un piano integrato da alcune variazioni decise dal Comune dopo le osservazioni dei cittadini: la più importante è il ritocco in crescita dell’indice di edificabilità per alcune «zone residenziali» e la semplificazione dei crediti edilizi.
La città diventa “arcipelago”. Il nuovo Piano degli interventi introdurrà una rivoluzione nell’assetto urbanistico cittadino. Il Prg di Piccinato – del 1954, la cui ultima evoluzione è il Piano degli interventi del 2016 – prevedeva una struttura a “stella”, costituita da quartieri satellite e cunei verdi che penetrano nei tessuti urbani raggiungendo il centro storico. Boeri invece prende atto che «la spinta meramente espansiva della città è sostanzialmente conclusa» e propone una configurazione a “arcipelago” con 33 rioni, assetto che «assorbe il verde e lo ospita all’interno del tessuto urbano». Una svolta green – con un aumento del verde urbano di 1,36 milioni di metri quadri – in cui le parole chiave sono: permeabilità dei suoli e depavimentazione. Dal punto di vista dei servizi lo spirito è quello della “città dei 15 minuti”, che vede il rione come uno «spazio urbano con un’autonomia funzionale che consenta a tutti di poter accedere ai servizi, scuole, sanità e negozi di vicinato entro un raggio geografico di 500 metri e un raggio temporale di 15 minuti a piedi o in bici».

Lo schema ad "arcipelago" immaginato da Boeri per Padova
Solo poche prescrizioni. «Lo sviluppo sostenibile, la salvaguardia della biodiversità e del patrimonio culturale, un’equa distribuzione dei vantaggi connessi all’attività economica». Sono questi i principi che la commissione regionale Vas ha voluto ricordare al Comune nella futura applicazione del Piano. Gli enti pubblici chiamati a dare il loro giudizio hanno tutti espresso un parere positivo, con poche osservazioni. L’Usl 6 per bocca del direttore dell’unità di Igiene pubblica Sbrogiò ha raccomandato attenzione a quei bacini di laminazione previsti che possono favorire le zanzare che diffondono malattie come West Nile e Chikungunya. Mentre i consorzi di bonifica Bacchiglione e Brenta raccomandano di destinare «le risorse necessarie a combattere la spinta antropica e la conseguente impermeabilizzazione dei suoli», oltre a evitare nuovi tombinamenti di canali e fossati, e prevedere in ogni piano urbanistico l’invarianza idraulica.
Cambiano le norme su crediti edilizi e indici di costruzione. Nelle scorse settimane il Comune ha raccolto 359 osservazioni dei cittadini, soprattutto su alcune aree edificabili oppure di carattere normativo (queste ultime soprattutto da professionisti e stakeholder). È per questo che Palazzo Moroni ha fatto marcia indietro sulla normativa dei crediti edilizi. Per le zone residenziali di completamento Zto dalla B1 alla B4 sarà garantita una maggiore flessibilità per gli interventi di rigenerazione e le operazioni di demolizione con ricostruzione: l’indice potrà essere raggiunto non solo con i crediti ma anche con interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio.
Dal punto di vista degli indici solo un aggiustamento: l’indice fondiario delle zone Zto B1 sale da 1 a 1,5 metri cubi per metro quadro (precedentemente era 2): una decisione presa «incentivare la densificazione della città consolidata esistente». Rispetto al piano vigente c’è comunque una riduzione del volume edificabile oltre un milione di metri cubi. Sono stati poi corretti alcuni errori di zonizzazione, come quello che inseriva tra gli “edifici del Novecento” da tutelare anche alcune strutture dell’area ospedaliera di via Giustiniani che saranno abbattute nell’ambito del progetto del nuovo ospedale.
Secco no a tutte le osservazioni che riguardavano l’ex Prandina: resterà, come previsto da Boeri, con una destinazione «a verde pubblico attrezzato».
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