Massacro dei genitori, perizia psichiatrica sulla figlia Diletta
San Martino di Lupari, i medici dovranno stabilire se la donna ora in carcere era capace di intendere e volere quando si è accanita contro i due anziani genitori
carlo bellotto
Diletta Miatello è accusata del massacro dei genitori
Sono il medico legale Rossella Snenghi e la psichiatra-criminologa Anna Palleschi le esperte del sostituto procuratore Marco Brusegan, titolare dell’indagine sull’omicidio di Maria Angela Sarto, 84 anni, che hanno ricevuto l’incarico per la consulenza tecnica su Diletta Miatello.
Le due consulenti dovranno esprimersi sulla capacità di intendere e di volere della 51enne, accusata di aver ucciso la madre e ferito gravemente il padre a colpi di vaso. Si baseranno sulla documentazione sanitaria dell’ex vigilessa e le faranno un esame già nei prossimi giorni nel carcere veronese dove è rinchiusa in una cella singola.
Giovedì 5 gennaio la donna ha ricevuto la visita del suo avvocato difensore, la penalista Elisabetta Costa. La detenuta «ha preso atto» della scelta difensiva che le è stata comunicata dal difensore. Una scelta che concorda con quella del pm Brusegan: accertare se c’è un vizio di mente. Pure la difesa nominerà a breve un consulente per una valutazione psichiatrica.
Anche giovedì Diletta Miatello è parsa profondamente provata dalla detenzione: non si opporrà a tutte le verifiche che verranno fatte dagli esperti. La procura vuole accertare se al momento dell’aggressione ai genitori era in grado di intendere e volere.
Nel frattempo l’indagine prosegue e un tassello fondamentale sarà la deposizione del papà di Diletta, Giorgio, ricoverato nel reparto di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale di Padova. Nella visita effettuata il 31 dicembre dal pm assieme al medico legale è stato trovato in una condizione non ottimale, e il suo interrogatorio è stato rinviato ai prossimi giorni. Se il pensionato confermerà che a colpire lui e la moglie è stata la figlia Diletta, sarà un’ulteriore prova che inchioderà la donna alle sue responsabilità.
Diletta era sposata con un collega che ora lavora a Roma, ha fatto per alcuni anni la vigilessa ad Asolo, salvo dimettersi e separarsi dal compagno, al quale è stato lasciato il figlio. Da quel momento non era più riuscita a trovare occupazioni stabili. Aveva ottenuto di poter rientrare nella casa della sua infanzia ma il denaro era diventato la sua ossessione. Al punto da utilizzare i social e più profili riconducibili al suo nome per chiedere un posto di lavoro nella zona di Castelfranco.
Le liti con i genitori, hanno accertato i carabinieri di Cittadella, erano sempre legate all’aspetto economico. La donna chiedeva continuamente soldi che i familiari, in possesso delle rispettive modeste pensioni, non potevano darle. Il sospetto è che a scatenare la rabbia omicida possa essere stato proprio l’ennesimo rifiuto di un aiuto finanziario
Articoli rimanenti
Accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
1€ al mese per 3 mesi
Sei già abbonato? Accedi
Sblocca l’accesso illimitato a tutti i contenuti del sito
I commenti dei lettori