Cittadella, Paola si spegne per un tumore a soli 56 anni
Aveva scoperto la malattia 6 anni fa. Madre di due figli, sin da adolescente ha lavorato come operaia. Martedì 3 gennaio l’addio in Duomo
Silvia Bergamin
Amava i figli, per loro ha sempre cercato di fare tutto il possibile, spingendoli all’impegno, allo studio e a cercare di costruirsi una vita di cui essere felici. Si è spenta ad appena 56 anni Paola Tombolato, la sua lotta contro il cancro è durata 6 anni: un tempo in cui non si è mai data per vinta, cercando di conciliare la malattia con la sua domanda di normalità, le cure con la frequentazione e la presenza delle persone a lei più care.
Lascia nel dolore i figli Sebastiano, 19 anni, e Francesco, di 15, e poi le sorelle Fiorella e Renata e il fratello Renzo. Il funerale sarà celebrato martedì alle 15.30 in Duomo a Cittadella, dove lunedì sera in tanti si sono ritrovati per la preghiera del rosario.
I familiari hanno espresso un ringraziamento alla dottoressa Simioni e ai colleghi Sava, Fiscon, Riccardi e Morabito, e poi a tutto il personale dei reparti di Oncologia e Chirurgia dell’ospedale di Cittadella, oltre che agli infermieri del servizio di assistenza a domicilio per le amorevoli cure prestate. Non fiori: eventuali offerte saranno devolute alla ricerca contro il cancro.
I familiari tracciano un ritratto di Paola: «Viveva a Galliera Veneta, ma è sempre stata legata a Cittadella, la nostra famiglia ha le sue radici in Borgo Treviso. Per questo l’ultimo saluto sarà nel Duomo della città murata». Paola era la più giovane di quattro fratelli, l’unico maschio – Renzo – è stato anche campione di basket. Quando aveva 14 anni ha iniziato a lavorare come operaia, è stata impiegata alla Elledi di Galliera Veneta e alla Rebisco di Tombolo.
Il suo orgoglio e la sua missione erano i figli: «A giugno dello scorso anno Sebastiano si è diplomato in meccatronica all’istituto Meucci di Cittadella, ha già trovato lavoro; anche suo fratello sta studiando all’Itis. Paola ha sempre motivato i suoi ragazzi, invitandoli a credere nello studio, nell’impegno, anche come base per trovare un lavoro soddisfacente, che li realizzi. Ha seminato bene, i suoi insegnamenti hanno dato buoni frutti». Si è spenta in casa, come aveva desiderato, circondata dall’affetto e dal calore della sua famiglia. «Voleva restare con i suoi figli, fino alla fine, e loro sono riusciti a seguirla, a starle a fianco. Fondamentali sono state le cure a domicilio, di cui siamo grati».
Una umanizzazione delle cure che ha consentito di trovare un equilibrio, di rendere meno drammatico il calvario: la lotta contro la malattia era iniziata quando Paola aveva 50 anni, da allora è stata costretta – gradualmente – a lasciare anche il lavoro. «Amava Cittadella, in tutte le sue forme», racconta la famiglia. «Si faceva delle lunghe passeggiate, incrociava le amiche, questi luoghi le erano molto cari, e non si stancava di frequentarli e ammirarli». E poi aveva una grande passione, per il calcio e la squadra granata: «Era tifosa del Citta, una fedelissima, con tanto di abbonamento. Era spesso presente allo stadio, partecipava alle cene, seguiva la squadra granata con particolare trasporto. Il calcio le piaceva, ovviamente tifava per la nazionale». Una donna semplice, che sapeva anche gustare le piccole cose: «Amava il mare». —
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