Ex assessore stroncato da infarto a 63 anni. Dodici ore dopo si spegne il papà 92enne
San Martino di Lupari: Giulio Bergamin, impegnato in Fi, è stato il primo allenatore della polisportiva di basket femminile ora in Serie A
silvia bergamin
L’ex assessore Giulo Bergamin, aveva 63 anni. A destra il papà Arduino, 92 anni
Padre e figlio muoiono nello stesso giorno, a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Un destino tragico ha intrecciato in maniera terribile e definitiva il destino di Giulio e Arduino Bergamin.
Giulio è stato stroncato giovedì mattina alle 10 da un infarto. Aveva 63 anni. Viveva a San Martino di Lupari, lascia la moglie Marta Cosma e i tre figli, Irene, Riccardo e Vittoria.
Il padre Arduino era ricoverato da alcune settimane in ospedale a Cittadella, aveva compiuto 92 anni. Le sue condizioni di salute erano critiche. Attorno alle 23 ha chiuso anche lui gli occhi per sempre. L’ultimo saluto a padre e figlio verrà dato martedì prossimo alle 10: il funerale sarà congiunto e celebrato nel Duomo di San Martino di Lupari, mentre il rosario sarà recitato lunedì alle 19. 30. Eventuali offerte saranno devolute per la ristrutturazione della cripta del Duomo.
Un infarto, improvviso e letale: è questa la causa del decesso di Giulio. Era un ingegnere conosciuto e stimato da tutti in paese, la sua è stata una vita di impegno civico e passione per lo sport.
«Mio marito è mancato attorno alle 10, mio suocero 12 ore dopo» racconta Marta. La moglie del professionista dell’Alta Padovana ripercorre le tappe di un’esistenza piena, intensa, bella, in grado di seminare e lasciare il segno nella comunità luparense: «Giulio aveva uno studio a San Martino di Lupari, lavorava nel territorio. Si era impegnato politicamente con Forza Italia diventando consigliere comunale negli anni ’90, ha ricoperto anche la carica di assessore allo Sport in municipio». La dimensione sportiva era una vocazione forte.
Non a caso Giulio è stato il protagonista dell’avvio di una delle eccellenze agonistiche locali: «È stato il primo allenatore della polisportiva di basket femminile» ricorda la compagna «con il tempo le Lupe sono riuscite ad arrivare in A1. Lui aveva giocato a basket sempre in paese, poi negli anni ’80 ha iniziato la sua carriera di allenatore».
Una dimensione che gli piaceva, che lo appagava. Dal punto di vista professionale è sempre rimasto legato alla dimensione locale: «Aveva seguito la progettazione della sede di Etra a Cittadella e a Vigonza, e poi diversi condomini e abitazioni, sul fronte dell’edilizia pubblica si è occupato di diverse ristrutturazioni». Negli ultimi anni aveva approfondito la sua passione per i funghi: «Seguiva un gruppo micologico, per tanti anni ha partecipato alle iniziative del gruppo Alpini di San Martino di Lupari».
Marta tratteggia il compagno di una vita: «Era un uomo generoso. Che si dedicava. Faceva tutto con passione». Giulio se ne è andato senza preavviso. Uno strappo improvviso, un dolore con cui si fatica a convivere. Dodici ore dopo la sua morte, la vita ha chiuso il cerchio anche attorno ad Arduino. Una lunga esistenza, tanti anni di lavoro e dedizione alla famiglia: «Mio suocero» conclude la nuora Marta «negli anni ’60 aveva lavorato a Torino alla Fiat per poi tornare nel suo paese d’origine. E qui ha fatto crescere Giulio e la figlia Ivana». Che uomo era? «La sua è stata una vita semplice, di esempio e presenza». Arduino lascia la moglie Lina Pigozzo.
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