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Sant’Urbano, il dottor Ivis va in pensione: «Sono il medico della Bassa»

Il professionista in servizio tra Vighizzolo, Sant’Urbano, Sant’Elena e Villa Estense. «Oggi abbiamo ritmi di lavoro frenetici, serve una cultura della pianificazione»

Giada Zandonà
2 minuti di lettura
Il dottor Stefano Ivis, il medico di famiglia della Bassa, va in pensione 

È conosciuto come “il medico di famiglia della Bassa padovana”: dopo 35 anni di attività il dottor Stefano Ivis si congeda dai suoi pazienti. Il suo percorso professionale comincia nel 1984 come medico specialista a Padova per poi essere trasferito a nella guardia medica di Montagnana, sino a quando nel 1991 apre il suo studio come medico di base a Vighizzolo d’Este. Una lunga carriera, la sua, che lo ha visto impegnato per oltre vent’anni come medico nella casa di riposo Santa Tecla di Este e dal 2010 e poi impegnato nei suoi ambulatori a Sant’Urbano, Sant’Elena e Villa Estense.

A 66 anni per il dottor Ivis è arrivato il momento di congedarsi per godersi la pensione: «Credo di essere il medico che conosce di più la Bassa padovana e da quando ho cominciato a lavorare in questo territorio mi sono definito sì il “medico della Bassa”, ma soprattutto il medico della “persona” e non della malattia», spiega Ivis.

Il dottore infatti è conosciuto oltre che per la professionalità anche per la capacità di dialogare con i suoi pazienti: «In questi anni di corse tra un ambulatorio e l’altro nei piccoli centri della Bassa ho conosciuto molte situazioni diverse. Ogni giorno ho oltre 90 contatti con i pazienti e prima di tutto bisogna interpretare come la famiglia e la persona vivono la malattia».

La comunicazione è uno dei suoi punti cardine, come quello di fare rete con i cittadini e le istituzioni: «Il supporto dei sindaci è stato essenziale per molte casistiche, come quello delle nuove tecnologie che aiutano a stringere i tempi che però la burocrazia, spesso inutile, continua a rallentare: questo è uno dei problemi più grandi che affrontiamo».

Il medico infatti spiega che la sua professione al momento non è molto appetibile per i giovani: «Abbiamo ritmi di lavoro frenetici che non ti consentono di dedicarti alla famiglia e di avere la concentrazione ottimale, continui spostamenti e poco personale di supporto: la medicina accelera e noi dobbiamo stare al passo. Serve una cultura di confronto e di pianificazione della sanità, con ambulatori zonali in cui ci sia un micro team di lavoro di medicina incrementale, con due medici ed una segretaria e soprattutto, anche pensando alla popolazione sempre più anziana, ci deve essere un approccio empatico ed olistico verso il paziente, non solo di cura».

Ivis spiega anche come sia necessario incentivare la prevenzione e la collaborazione con i volontari del territorio: «Ci sono tanti piccoli tasselli che potrebbero rendere più semplice la sanità per le famiglie e gli anziani, chiedendo alla politica di programmarla con i medici di prossimità suoi bisogni reali del territorio di riferimento. Ho avuto oltre 5 mila pazienti e con alcuni ho creato un rapporto di sorrisi e lacrime: sarà difficile smettere di ascoltarli» conclude il medico.

Dall’1 gennaio sarà la dottoressa Silvia Rizzato a sostituire negli ambulatori di riferimento il dottor Stefano Ivis. 

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