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Rimandato a casa due volte dal pronto soccorso, muore a 40 anni: sei indagati tra medici e sanitari a Padova

Visitato e mandato a casa il camionista Andrea Naliato, camionista di Arre: ha poi perso la vita a causa di un’emorragia cerebrale

Carlo Bellotto
2 minuti di lettura
Andrea Naliato aveva 40 anni 

Tre medici e tre sanitari sono indagati per omicidio colposo e responsabilità colposa per morte in ambito sanitario in un’inchiesta aperta dal pubblico ministero Silvia Golin sulla morte del 40enne di Arre, Andrea Naliato, avvenuta per emorragia cerebrale il 4 novembre scorso. L’indagine è stata aperta in seguito all’esposto presentato dai familiari.

In base al loro racconto Naliato era stato visto tre volte dai sanitari, una dalla guardia medica e due dal Pronto soccorso dell’ospedale di Schiavonia per forti dolori che lamentava al cranio. Ma in tutti e tre i casi, dopo l’esecuzione di accertamenti clinici, tra cui due tac, e la prescrizione di farmaci per l’abbassamento della pressione, era stato rimandato a casa.

Il 31 ottobre l’uomo, camionista, si era presentato l’ultima volta al Pronto soccorso di Schiavonia. Quarantotto ore dopo, nella sua casa di Arre era stato colto dall’ennesimo malore; portato in ospedale, era deceduto il 4 novembre.

Ora i consulenti della Procura dovranno stabilire se il decesso sia sopraggiunto per un imprevedibile decorso clinico, o per una sottovalutazione della situazione da parte dei medici. «I familiari vogliono solo capire se potevano fare di più per salvare il proprio caro, se qualcuno poteva accorgersi prima di quello che stava per avvenire e salvarlo», precisa l’avvocato Nathalie Tomaselli che tutela la famiglia.

Tutto è iniziato verso la fine di ottobre, con un forte mal di testa che ha sorpreso Andrea mentre si trovava in Toscana per lavoro. Aveva la pressione alta e per qualche giorno ha fatto avanti e indietro dal Pronto soccorso di Schiavonia: c’era stato il 27 ottobre e il 31. In precedenza, il 26 ottobre si era rivolto alla guardia medica a Conselve.

Il mal di testa non gli lasciava pace, specie di notte. Mercoledì 2 sembrava stesse meglio e giovedì avrebbe dovuto sottoporsi alla visita cardiologica. Era convinto di tornare al lavoro il lunedì successivo e aveva già preso accordi con la ditta per una consegna. Ma la sera proprio del 2 novembre ha accusato un malore grave ed è stato portato all’ospedale, prima a Schiavonia e poi a Padova dove è morto il 4.

Dopo l’esposto il pm Golin ha disposto l’autopsia e tutti gli accertamenti tecnici irripetibili. Ora il magistrato dovrà vedere se si profilano delle responsabilità nei 6 indagati, chiamati in causa anche per poter esercitare il loro diritto di difesa.

Da qualche anno Naliato aveva scelto di mettersi in proprio come padroncino e aveva aperto la partita Iva. Era spesso in giro per l’Italia per lavoro e quando tornava stava sempre assieme alla compagna Silvia Tommasi e ai due figli in tenerà età.

«L’azienda Usl 6 Euganea ha già iniziato ad adottare i provvedimenti necessari ad accertare i fatti per quanto di competenza: è suo interesse fare piena luce sull’accaduto», la nota diramata dall’ospedale. 

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