La afferrano per i capelli per rapinarla, agguato alla barista dopo la chiusura
La donna, 42 anni, è titolare del Monello Caffè a Marsango di Campo San Martino. La violenza è avvenuta alle 22 di martedì. Il bottino è di duemila euro
Silvia Bergamin
Chiude il bar, esce con l’incasso della giornata, due uomini la raggiungono e per impossessarsi della borsetta – che conteneva duemila euro in contanti – la afferrano per i capelli e la scaraventano a terra. La rapina si è consumata martedì sera appena fuori dal Monello Caffè di piazza Giacomo Facco a Marsango di Campo San Martino. Una serata di nebbia, fredda, che ha favorito il blitz dei malviventi, che hanno agito indisturbati e che – in un primo momento – si sono qualificati come agenti di Polizia locale.
Nessun testimone
L’operazione è stata messa a segno poco dopo le 22. Una serata tranquilla, poca gente in giro, nessuno ha visto nulla. A ricostruire l’accaduto è la diciannovenne Valentina che, con la mamma, gestisce da quattro anni il locale dell’Alta padovana. Ad essere rapinata è stata proprio la madre, Ye Jianfen, per tutti Alice: la vittima dei rapinatori è originaria della Cina ed ha 42 anni. La barista abita con la famiglia poco distante dall’esercizio pubblico. Di lì a pochi minuti sarebbe arrivata a casa. Ma qualcuno aveva pianificato il colpo nei dettagli e la stava chiaramente tenendo d’occhio. «Martedì sera» il racconto di Valentina «visto che non c’erano clienti mia mamma ha anticipato l’orario di chiusura di mezz’ora, cioè alle 22. Una volta chiuso il locale, tranquilla e senza sospetti si stava dirigendo verso l’auto che era parcheggiata a pochi passi dall’ingresso del bar. Era quasi arrivata alla portiera della vettura quando ha visto due persone venirle incontro». L’identikit: «Erano due uomini, con il viso coperto e il cappuccio sollevato, entrambi erano alti un metro e ottanta centimetri circa». Avevano intenzioni precise ma hanno cercato di distrarre, di tranquillizzare la barista: «Uno di loro le ha detto “siamo della Polizia locale”. Mia mamma però non ci ha creduto, dal momento che non indossavano alcuna divisa».
Azione violenta
Un’intuizione che però non è stata sufficiente ad evitare la rapina: la malcapitata non ha avuto neanche il tempo di gridare, di provare a chiedere aiuto, di scappare. Sono stati attimi di paura, concitazione e angoscia: la donna si è voltata verso la portiera dell’auto, ma non ha fatto neanche in tempo ad aprirla. I rapinatori sono stati rapidissimi e hanno usato la violenza: «Uno di loro l’ha afferrata per i capelli e l’ha strattonata, facendola cadere sull’asfalto» sottolinea la figlia «e a quel punto le hanno sottratto la borsetta, con dentro tutti i documenti, il bancomat e duemila euro in contanti». Una cifra importante: «Questi soldi erano parte dell’incasso della giornata e parte del prelievo che mia mamma aveva effettuato perché il giorno dopo avrebbe dovuto dare seguito ad alcuni pagamenti». Sconvolta dall’accaduto, la rapinata è riuscita a vedere la direzione presa dai delinquenti: «Sono scappati via in auto verso la Valsugana». Con il cuore che batteva all’impazzata, devastata e disperata, la donna ha chiesto aiuto: «Mia mamma ha chiamato il papà e lui ha avvertito immediatamente le forze dell’ordine». Tutto è durato pochissimi istanti, non è stata possibile alcuna reazione: «In quattro anni non era mai successo nulla di nulla. Davvero non ce l’aspettavamo. La mamma per fortuna non ha riportato ferite, a parte il grande spavento, e quindi non è stato necessario ricorrere alle cure del Pronto soccorso». Sull’episodio indagano ora i carabinieri di Piazzola sul Brenta che stanno approfondendo ogni minimo dettaglio. I militari cercheranno di capire se qualche sistema di videosorveglianza in zona possa aver raccolto fotogrammi utili a chiudere il cerchio intorno ai rapinatori. —
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