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Spariscono i risparmi della Cassa Peota a Galliera. Marin: «Mi hanno truffato, non ho colpe»

La raccolta era cominciata trent’anni fa. Nei giorni scorsi il “gestore” ha denunciato l’ammanco ai carabinieri e ai soci

Silvia Bergamin
Aggiornato alle 2 minuti di lettura
Stefano Marin, 71 anni, il riferimento della Cassa Peota di Galliera Veneta 

 La Cassa Peota di Galliera Veneta svuotata, migliaia di euro evaporati. Lo storico riferimento della raccolta – Stefano Marin, 71 anni – è costernato e denuncia: «Ho subito una truffa».

LA RACCOLTA IN PAESE

Il contesto è quello di paese, di famiglie che si trovano al bar, dove tutti si conoscono. E dove ci si fida e si praticano forme di raccolta di denaro che appartengono alle tradizioni del secolo scorso. Marin da trent’anni raccoglie i risparmi: fra i suoi associati ci sono compaesani di Galliera Veneta, ma pure dei Comuni limitrofi, come San Martino di Lupari e Cittadella. Sabato pomeriggio il gallierano ha inviato a tutti i soci un messaggio dal contenuto raggelante: «Si comunica che la raccolta è stata sospesa a causa di una truffa che ho subito. Ho già eseguito una dichiarazione ai carabinieri di Tombolo».

LE RASSICURAZIONI

I risparmi evaporati? E adesso? Come essere risarciti? Marin ha offerto garanzie, alle forze dell’ordine ha spiegato che vuole saldare ogni debito. «Ho dichiarato anche che metto a disposizione tutte le mie proprietà, che sono disponibili, e tutti i miei beni per far fronte al danno causato». Sconforto, amarezza e disperazione: «Scusatemi per il grave danno che si è venuto a verificare. Per cortesia non chiamatemi.

Per ovvie ragioni non vi posso rispondere. Vi terrò informati sulle novità appena mi sarà possibile. Io spero molto presto. Grazie». In pensione, Marin di professione è stato analista e programmatore. Una persona solida, seria. Che però, evidentemente, è incappato in qualcuno senza scrupoli. Dall’invio di quel messaggio – com’era prevedibile – il suo telefono non ha smesso di suonare un istante. Chi gli aveva consegnato i soldi ha digitato il suo numero ed ha chiesto spiegazioni, in un misto di incredulità e rabbia. C’è chi lo ha ascoltato, ne ha capito la situazione, e gli ha pure rinnovato la fiducia. Ma altri non sopportano ciò che è accaduto. Difficile capire il numero dei risparmiatori toccati e il volume economico. Pure sulla truffa, al momento, i contorni sono sfumati. E non si conosce l’importo preciso dell’ammanco. Una cosa è certa: Marin è devastato da quanto successo, non riesce a farsene una ragione, ma la disperazione non lo ha spinto a fuggire dalle sue responsabilità: si è rivolto alle forze dell’ordine ed ha chiesto il supporto di un legale, e vuole andare fino in fondo. Per provare a chiudere il cerchio attorno a delle persone che – a quanto pare – si sono prese gioco di lui, per quanto si conoscessero e collaborassero da anni. Professionisti esperti, del settore, che però si sono rivelati – tanto per usare un eufemismo – poco affidabili.

IL PRECEDENTE

Marin, a metà dicembre del 2014, verso le 22.30 aveva subito una rapina in casa: un paio di malviventi avevano bloccato la badante della mamma – che era uscita in giardino a fumare una sigaretta – ed erano entrati nella villetta del professionista, legandola ad una sedia. Poi erano andati a colpo sicuro, con ogni probabilità avevano studiato il colpo nei dettagli. Dopo aver forzato la porta della stanza trovarono la borsa del contabile, che custodiva cinquemila euro in contanti: erano soldi della Cassa Peota. La presero e si dileguarono scappando attraverso la finestra del bagno. —

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