Tasse e multe non pagate per 184 milioni: c’è un tesoro da riscuotere in provincia di Padova
I Comuni più scoperti sono Fontaniva con l’87,77% e Arzergrande con il 53,66%. In città il buco ammonta a 88 milioni
Elvira Scigliano
Nel Padovano c’è un “tesoro” su cui i sindaci vorrebbero mettere le mani e che potrebbe “salvare” conti e bilanci e realizzare sfide sociali, culturali e di welfare, ma che è di fatto negato in quanto formato da «crediti di dubbia esigibilità». Sono tasse, multe, imposte e bollette che i Comuni non riescono ad incassare perché chi dovrebbe pagare – cittadini ma anche aziende – non paga.
Nelle casse dei Comuni padovani non entreranno, con ogni probabilità, 184 milioni di euro, un terzo dei crediti attivi, ovvero dei soldi che imprese e famiglie devono alle amministrazioni. In pratica, ogni cittadino residente in provincia, neonati compresi, dovrebbe sborsare in media 197,69 euro per recuperare quei soldi che sarebbero utilissimi soprattutto per il welfare territoriale.
Ci sono situazioni più eclatanti di altre, ad esempio a Fontaniva l’amministrazione rischia di non incassare l’87,77% dei crediti: 3.370.421 euro; a Limena in pericolo il 53,66%, ovvero 2.003.469 euro e ad Arzergrande un altro 53,32%, ovvero 899.166 euro; infine nel capoluogo il debito verso il Comune è di 88.473.630 euro. E il trend è in aumento: dal 2016 la quota di crediti di dubbia esigibilità è più che triplicata nella nostra provincia. Nel 2016 erano 53.521.916 euro (15,06%), l’anno dopo 90.852.785 euro (24,11%), poi l’impennata a 131.761.625 euro nel 2018 (34,36%) e 161.031.033 euro l’anno prima del Covid (36,29%). Ma è negli ultimi due anni che il buco è diventato una voragine: nel 2020 i crediti non pagati sono aumentati fino a 162.643.084 euro (33,11%) e l’anno scorso sono arrivati a 184.030.096,74 euro (33,63%).
Per lo Spi della Cgil questa è una vera e propria piaga che pesa sulle amministrazioni pubbliche: «Le politiche fiscali sono lo strumento fondamentale per contrastare le diseguaglianze e realizzare un’equa redistribuzione delle risorse», commenta Elena Di Gregorio, segretaria regionale Spi Cgil Veneto. «Il nostro sindacato è da sempre in prima linea contro l’evasione, per il semplice fatto che le risorse tolte al Fisco sono molto spesso risorse tolte alle politiche sociali, quindi alle persone fragili fra le quali annoveriamo anche molti dei nostri anziani. I dati mostrano come i crediti che difficilmente verranno recuperati dagli enti e dallo Stato raggiungano cifre ragguardevoli e danno l’idea che siamo in un Paese in cui i più furbi vengono premiati a scapito delle tante persone oneste che, anche a costo di grandi sacrifici, pagano tute le imposte, dal primo all’ultimo euro».
E la preoccupazione cresce con il nuovo Governo Meloni: «Già in campagna elettorale il nuovo governo parlava di pace fiscale che significa condoni», aggiunge Alessandro Chiavelli, segretario Spi, «Noi rifiutiamo con forza questi provvedimenti e, anzi, diciamo da sempre che il tema dell’evasione fiscale va affrontato inasprendo i controlli e le sanzioni nei confronti degli evasori, evitando i condoni e l’introduzione di una tassa piatta che favorisce solo i redditi alti e colpisce ancora una volta i redditi da lavoro e da pensione. Per una vera giustizia sociale va introdotta invece una tassazione sui grandi patrimoni.
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