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Albignasego, l’addio a Mattia, ucciso dalla fidanzata

All’arrivo del feretro nel piazzale della chiesa parrocchiale della Mandriola, un cugino di Mattia incita i presenti. Alla sua voce si uniscono quelle di centinaia e centinaia di persone: «Onore a Mattia»

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Non si è mai seduto, è rimasto in piedi per tutta la funzione funebre, quasi in segno di rispetto per quel figlio che non c’è più. Gli occhiali scuri nascondono lo sguardo, fisso sulla bara chiara coperta da rose bianche. Così Tino Caruso ha detto addio al suo “picciriddu”, Mattia, 30 anni, accoltellato a morte dalla fidanzata, Valentina Boscaro, 31 anni, la sera di domenica 25 settembre.

«Onore a Mattia», «Onore a frati». All’arrivo del feretro nel piazzale della chiesa parrocchiale della Mandriola, un cugino di Mattia incita i presenti. Alla sua voce si uniscono quelle di centinaia e centinaia di persone: «Onore a Mattia». E poi applausi, continui, di dolore, amicizia, gratitudine, rispetto. Mamma Rosa Russo e la sorella Melinda, entrambe in lacrime, ricevono l’affetto di chi, in una sorta di processione, si avvicina per stringerle, abbracciarle. Rosario, il fratello maggiore, coordina il gruppo di amici e cugini arrivati direttamente da Catania. Insieme agli altri solleva la bara, la porta in chiesa, si preoccupa che tutto vada per il verso giusto. Tino sta in disparte.

Albignasego, palloncini e maxi schermo per l'addio a Mattia ucciso dalla fidanzata

Un cartello rosso svetta tra la folla. C’è una bella foto del 30enne e a caratteri cubitali la scritta “Giustizia per Mattia”. «Sollevala, mostrala al mondo», grida un altro cugino. Dal fondo della pizza si odono grida disperate di donne.

«Ciao zio». Un ragazzino sale sul pulpito prima dell’inizio della funzione. Ha un messaggio da leggere per Mattia: «Tutto questo mi sembra un’assurdità. Ci siamo visti proprio domenica, la mattina. Sei venuto a trovarmi a casa. È stato il tuo ultimo saluto, il tuo ultimo abbraccio». La voce trema. «Mi mancano le nostre battute, le figuracce che mi facevi fare, i malanni e i casini che facevi. Ma il danno più grande l’hai fatto questa volta. Continua a rimbalzarmi in testa il pensiero di un pezzo di me che se ne va. Da giorni ormai sono senza parole, ho il fiato in gola. Non te l’ho detto spesso, ti voglio bene zio». E ancora applausi.

«Leggo un pensiero della mamma», annuncia una ragazza che prende la parola dopo il nipote di Mattia: «Non è semplice raccontarti amore mio. Eri un vulcano in eruzione, ma eri sempre il mio bambino. Con il tuo amore hai sempre travolto chiunque ti incontrasse, i tuoi nipoti, i tuoi cugini, il tuo cane Jack. In questi giorni a casa abbiamo avuto un via vai di persone, tutti tuoi amici. A ognuno hai lasciato qualcosa. Sarai sempre tra di noi e questo per me non è un addio, ma un arrivederci. Arrivederci matto. Ti amiamo, per sempre».

Non una parola sul motivo della morte di Mattia, non un commento su Valentina. Solo don Paolo durante la sua omelia pronuncia il nome della ragazza. Racconta come gli siano rimaste impresse delle parole di mamma Rosa: «Mio figlio è morto ma ho compassione per i genitori di Valentina».

Al termine della funzione religiosa il feretro, sempre portato a braccia da amici e parenti, viene adagiato di fronte al maxi schermo allestito sul piazzale davanti alla chiesa. All’uscita i presenti prendono dei palloncini, bianchi e rossi, a forma di cuore. Parte un video che fa commuovere. Mattia da piccolo, Mattia al mare, Mattia che scherza con la sorella Melinda, che abbraccia il fratello Rosario, Mattia insieme al suo amato cane Jack, ai nonni, ai cugini, agli amici. A fare da colonna sonora le canzoni di Tiziano Ferro, Mace, Franco 126, Anthony.

Poi il volo dei palloncini, gli sguardi al cielo, le lacrime, ancora i cori e gli applausi scroscianti. C’è chi indossa una maglietta con la foto di Mattia sorridente e la scritta “Ciao Malammo”.

Melinda prende in mano il microfono e legge una lettera straziante: «Ti prego vienimi ancora a trovare in sogno. Resta un po’ di più con me, non andartene. E in cielo comportati bene, non fare casini».

La bara bianca torna ad essere sollevata. Gli amici fanno a turno per sorreggerla, tutti vogliono “onorare” Mattia. Una lunga processione si snoda dal piazzale della chiesa per le vie di Albignasego, fino a via Don Milani, al civico 24, dove abitava fino a un mese fa la famiglia Caruso, l’appartamento dov’era cresciuto Mattia.

«Sei a casa Mattia», gridano i cugini. «Facciamo un brindisi in onore di Mattia». Le bottiglie di birra si alzano al cielo, si toccano, bagnano la bara. È l’ultima festa per il 30enne, è il saluto di chi non vorrebbe lasciarlo andare. Ma il carro funebre è a pochi metri, attende di portare la bara in cimitero. Il clima festoso, che quasi fa dimenticare il lutto, si scontra con la dura realtà. È ora di andare. Mattia sarà cremato. Poi tornerà un’altra volta a casa. La famiglia conserverà le sue ceneri in un’urna, il suo ricordo nel cuore. —

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