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Padova, così la variante Alì cancella il Piano del Verde

Lendaro (Tutta nostra la città): «Ampliamento incompatibile con l’agroforestazione». Venerdì un presidio in via Svezia

Cristiano Cadoni
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Il magazzino Alì di via Svezia che l’azienda vorrebbe espandere occupando (a destra) 154 mila metri quadrati di terreni agricoli

 

A chi vuole più bene l’amministrazione Giordani, al verde o al cemento? Un’indicazione per decifrare certi tormenti sentimentali potrebbe arrivare dalla vicenda dell’ampliamento del magazzino Alì di via Svezia e dall’eventuale sacrificio di 154 mila metri quadri di terreno agricolo vergine ai confini con la zona industriale. Alì spa ha chiesto al Comune di occuparli - previa approvazione di una variante urbanistica - per allargare di 50 mila metri quadri l’attuale magazzino, che si estende per 29 mila metri quadri in un’area di 46 mila concessa all’azienda, mentre i restanti 100 mila sarebbero divisi tra opere di viabilità e area verde, con alberi e arbusti.

Ma oltre alle perplessità sollevate da più parti per il consumo di suolo in una città che ha già cementificato quasi il 50 per cento del suo territorio, c’è un altro nodo da sciogliere. «L’ampliamento del magazzino Alì cancellerebbe l’ipotesi di sperimentare una strategia di “agroforestazione urbana” prevista per quella stessa area dal Piano del Verde, che immaginava il territorio di Granze inserito nel sistema dei “parchi agropaesaggistici metropolitani” (sezione 08 “Strategie”, pp. 452-457)».

A segnalare l’incongruenza tra l’iniziativa di Alì, fin qui “accompagnata” nel suo iter dall’amministrazione comunale, e il Piano del Verde, che è figlio della stessa giunta, è Luca Lendaro, portavoce di “Tutta nostra la città” oltre che candidato di Unione Popolare. Che invita l’amministrazione a non rimangiarsi gli impegni. E ad approvare il Piano degli Interventi «per fermare il consumo di suolo e quei progetti dei privati che ne contraddicono totalmente l’indirizzo».

LE PROTESTE E IL SILENZIO

Intorno al progetto di Alì si sta allargando un fronte rumoroso. A contestare l’uso di quei terreni agricoli finora sono stati i cittadini di Granze e Camin, Legambiente, i Verdi, Adl Cobas e ora anche Tutta nostra la città.

«Giunta e consiglieri comunali invece tacciono», fa notare Lendaro. «Viene il dubbio che si preferisca passare la questione sotto silenzio poiché la decisione è nei fatti già stata presa (Giordani avallerà il progetto di Alì) e, d’altra parte, che faccia comodo relegare il problema alla sola Granze, affinché la cittadinanza non sia in condizione di avere voce in capitolo sull’ennesima “cementificazione green” imposta dall’alto.

LE RAGIONI DEL NO

E però ci sono almeno tre argomenti che il fronte degli oppositori ha sollevato e di cui l’amministrazione dovrà tenere conto. «Il primo: un sì all’ampliamento indicherebbe in modo chiaro le priorità della nuova giunta Giordani», sostiene Lendaro. «A quel punto non ci sarebbero più dubbi: meglio lo sviluppo della grande distribuzione a spese della sostenibilità ecologica. Il secondo: il Piano del Verde sarebbe squalificato e la retorica “più verde meno cemento” smentita totalmente. Il terzo: l’operazione costituirebbe un ampliamento della zona industriale, dimostrando ancora una volta quali sono gli effetti della rinuncia ad una forma di governo pubblico dell’area produttiva più vasta del Nordest. E il progetto di Alì, a due anni dalla liquidazione dell’ente Zip che aveva da tempo interrotto la sua espansione, potrebbe aprire la strada a operazioni analoghe».

LA MANIFESTAZIONE

Venerdì, nella giornata dello sciopero globale per il clima, le associazioni e i comitati che contestano il progetto di Alì alle 17 daranno vita a un presidio davanti al magazzino di via Svezia. Ci saranno il movimento Fridays for Future - che di mattina sfilerà in corteo in centro città - il comitato cittadini di Granze e di Camin, il Circolo Wigwam - il Presidio e Adl Cobas.

«Chiederemo alla società di rinunciare al progetto», si legge in un documento firmato dai promotori dell’iniziativa. «La zona industriale di Padova si allarga ancora al suo intorno, così come un tempo, consumando altro terreno agricolo, nonostante al suo interno vi siano intere zone inattive con capannoni vuoti, e solo per accontentare un imprenditore. La proposta di piantumazione di nuovi alberi è una misura che non risolve i problemi connessi al consumo di suolo, ma un modo di presentare come sostenibile un progetto che va totalmente nella direzione opposta. Non ci facciamo abbindolare nemmeno dallo specchietto per allodole dei posti di lavoro: nella zona industriale esiste un numero enorme di magazzini ed ex fabbriche abbandonate che potrebbero essere riutilizzate. Il Comune dovrebbe favorire solo quelle iniziative che creano posti di lavoro coerenti con le politiche di contrasto alla crisi climatica».

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