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Caro energia, ora aumenta anche il caffé a Padova. E la tazza al bar arriva fino a 1,50 euro

Tiouri del Cavour: inevitabile, i costi di gestione sono alle stelle. Segato, Appe: ritocchi che non bastano a coprire le bollette

felice paduano
2 minuti di lettura

Le previsioni dell’Appe sui rincari si sono avverate. Sono già diversi i locali pubblici che hanno aumentato il costo della tazza di caffè al banco, portandolo in alcuni casi a 1,50 euro come ha fatto il Calandrino gestito dalla famiglia Alajmo, il Cavour nella piazza omonima e il Racca, in via Calvi, a fianco dell’ex Pe Pen.

Sono già numerosi, poi, i bar che fanno pagare 1,40 euro tra cui il Pedron in via Emanuele Filiberto. Il Milk Bar, in via Cesare Battisti, lo porterà a 1,40 dal prossimo primo ottobre. Tanti, infine, i locali dove costa 1,30: tra questi Graziati, Principe in via Risorgimento gestito da Franco Michieli e il Caffè V in via Roma, dei fratelli Longato.

«L’aumento era inevitabile», spiega Arman Tiouri, contitolare del Cavour, «I costi di gestione sono arrivati alle stelle. La spesa per l’energia è triplicata. Nessun cliente ha protestato perché hanno capito subito che la crescita dei prezzi non dipende da noi». Dello stesso avviso Sara Cagnin, contitolare di Milk Bar: «È l’unico modo per non chiudere bottega e mantenere in vita le nostre attività», osserva, «Da sempre abbiamo mantenuto i prezzi bassi anche perché lavoriamo molto con gli studenti e con i dipendenti degli uffici pubblici, ma siamo arrivati a un punto che l’aumento era l’unica strada per andare avanti».

«In città gestiamo due bar», dicono i fratelli Longato, «Oggi la tazzina di caffè costa 1,30. Abbiano deciso di portarla a 1,40 dal primo ottobre».

Nel dibattito si fa sentire anche l’ad della F&De Group, la società milanese che gestisce dal 2013 il Pedrocchi: «Non posso dare torto ai miei colleghi», dice Roberto Imperatrice, «Al Pedrocchi il caffè al banco, che è una nostra miscela in collaborazione con Moreno di Napoli, costa ancora 1,20, ma non posso escludere che ad ottobre lo porteremo a 1,30. Il governo in carica ha il dovere di risolvere questo problema. Altrimenti anche noi rischiamo di chiudere».

Sull’argomento prende posizione il direttore dell’Appe: «L’aumento in alcuni bar di grande qualità non deve stupire», dice Filippo Segato, «È il frutto del continuo aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici, che sono triplicati. Ricordiamo che la macchina del caffè, per essere pronta di mattino presto, deve restare accesa anche alla notte. L’aumento è doveroso. Facciamo l’esempio di un bar che serve 300 tazzine al giorno:10 centesimi di più a tazzina portano a un introito mensile di 750 euro. Una cifra ancora insufficiente per coprire gli aumenti della bolletta elettrica».

Tra i baristi, naturalmente, ci sono anche quelli che non condividono l’aumento dei prezzi della tazzina. «Non va bene scaricare sui clienti gli aumenti che dobbiamo pagare per le bollette», osserva Antonio Congedo, di Al Mercà di sotto al Salone. Contrario anche il titolare della Caffetteria Arcella: «Noi baristi di quartiere non possiamo aumentare il prezzo oltre 1,20 euro», sottolinea Gianni Coccato, «Sarebbe un boomerang».

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