Fotovoltaico, boom di nuovi impianti a Padova: «Ma non si eroda il suolo»
Lo studio Elmec Solar mette la provincia al quarto posto con 30 mila installazioni. La preoccupazione del mondo agricolo per l’utilizzo massiccio dei terreni
Elvira Scigliano
PADOVA. Ci sono dieci città virtuose in Italia, che investono sull’energia fotovoltaica e che sono le regine della sostenibilità. Fra queste figura anche Padova che si posiziona addirittura al quarto posto nella top ten del fotovoltaico. A fare il punto ci pensa la società Elmec Solar, il cui amministratore delegato, Alessandro Villa, è nel Consiglio di Italia Solare, l’associazione di promozione sociale che sostiene la difesa dell’ambiente e della salute umana supportando modalità intelligenti e sostenibili di produzione, stoccaggio, gestione e distribuzione dell’energia attraverso le fonti rinnovabili.
La rielaborazione Elmec Solar dei dati pubblicati da Italia Solare per il 2021 racconta di dieci province che hanno installato il maggior numero di impianti fotovoltaici nello scorso anno. In testa c’è Roma con 40. 559 impianti; seguono Brescia (33. 330), Treviso (32. 773), Padova (30. 939), Vicenza (26. 949), Torino (25. 838), Bergamo (23. 371), Verona (23. 331) e Venezia (23. 007). Ultima della “top ten” è Milano, con 22. 340 nuovi impianti nell’ultimo anno.
Luci e ombre di un trend di ammodernamento: gli agricoltori sono preoccupati che fotovoltaico finisca per fare il paio con l’erosione del suolo. In Veneto, secondo l’ultima rilevazione Arpav, la distesa dei pannelli è pari a 788 ettari e il consumo del suolo è una questione particolarmente sentita: il Veneto è la seconda regione in Italia per ettari sottratti alla campagna. Precisamente 217. 744, quasi il 12% di tutto il territorio. Nel Padovano le zone più ricche di impianti fotovoltaici sono quelli della Bassa Padovana ed è a Bagnoli di Sopra che si progetta il più grande parco ad energia solare: 40 ettari a Moraro, su iniziativa dell’azienda Chiron Energy.
«Il valore totale delle rinnovabili in Italia rappresenta circa il 16, 3%, di cui 40% è occupata dall’idroelettrico, mentre il fotovoltaico arriva al 6, 7% e il resto è eolico», riferisce Villa. «Insomma, la strada è quella giusta ma, se vogliamo allontanarci davvero dai combustibili fossili e dal loro enorme potenziale inquinante, serve fare di più. I numeri trasmettono fiducia, ma è la consapevolezza di dover mantenere questa direzione la vera discriminante».
Il trend è incoraggiante, ma è necessario lavorare molto per raggiungere gli obiettivi richiesti dalla Comunità Europea per il 2030 in tema di rinnovabili: dovremmo installare circa 70 GW di rinnovabili in 10 anni, ovvero 7 GW all’anno. Questo secondo gli impegni che l’Italia ha preso in documenti come il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), il Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) e la Strategia nazionale di lungo termine sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Intanto il Consiglio regionale ha approvato la legge per la disciplina degli impianti fotovoltaici, incontrando le critiche degli ambientalisti: «La montagna ha partorito un topolino», ha spiegato Luigi Lazzaro, presidente Legambiente Veneto. «È stato evitato il funerale alle rinnovabili, ma è una legge discriminante, con troppi vincoli ed enormi margini di discrezionalità. Rimettono in ballo ad esempio un limite (5%) al fotovoltaico, anche in forma di agrivoltaico
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