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Elezioni Politiche, a Padova Pasqualetto: «Entro in Azione con Calenda»

Il consigliere civico sceglie il partito centrista: «Forza Italia ha ceduto al populismo, il modello Padova è più concreto»

claudio malfitano
2 minuti di lettura

L’intervista

«Carlo Calenda con Industria 4.0 ha creato le basi per la nascita della mia azienda, che oggi ha oltre 60 dipendenti e lavora con alcune grandi industrie internazionali come Danone, De’ Longhi, Safilo e Carraro. È la dimostrazione che un buon governo e un buon ministro possono avere un impatto positivo sulla vita delle persone e cambiare le sorti di un territorio».

Storie personali e storie politiche a volte si intrecciano. È il caso di Carlo Pasqualetto, trentenne consigliere comunale della lista Giordani, ceo e fondatore di “Azzurrodigitale”, che ieri ha annunciato: «Entro in Azione per dare il mio contributo allo sviluppo di un grande partito liberale, riformista e popolare».

Pasqualetto cosa l’ha convinta del progetto di Calenda?

«Oltre alle sue indubbie capacità personali c’è anche una valutazione politica: è stata ignobile la defenestrazione di Mario Draghi per pura volontà di massimizzare un dividendo politico, lasciando il Paese alla deriva».

Di chi è la colpa della caduta di Draghi, secondo lei?

«M5S, Lega e Forza Italia. Io da 10 anni mi impegno in consiglio comunale, guardiamola dal punto di vista di un’amministrazione locale come la nostra: Come si può impostare un bilancio preventivo se non si sa quale sarà la sorte del Pnrr? Servono serietà e buonsenso».

Lei già nel 2017, così come a giugno scorso, pur provenendo dal centrodestra ha sostenuto Giordani. Si fida delle persone più che delle idee?

«Al contrario: non sono ideologico ma credo nei programmi e nelle proposte valide oltre che alle persone. In campagna elettorale ho lavorato molto con Bruno Cacciavillani, il segretario provinciale di Azione, anch’egli candidato con la lista Giordani, e ho trovato nel modo di fare politica del gruppo di Azione, lo stesso entusiasmo e la stessa serietà che i trentenni come me mettono nelle proprie vite professionali. Per questo ho deciso di impegnarmi in un partito».

Da giovane però lei ha militato in Forza Italia.

«Mi lasci dire che entrare in un partito un po’ mi spaventa, mi fa uscire dalla “comfort zone civica”. Però la serietà di questo progetto mi ha convinto. Poi prima di prendere questa decisione mi sono confrontato con chi mi ha sostenuto in campagna elettorale e tutti mi hanno dato fiducia nell’andare in questa direzione».

Si ritrova insieme a Mariastella Gelmini e Mara Carfagna. Che effetto le fa?

«Noi qui a Padova avevamo previsto quello che sarebbe successo, prima di loro».

È cambiata Forza Italia?

«Purtroppo una parte maggioritaria del partito ha preferito appiattirsi su slogan populisti piuttosto che mantenere la barra dritta sui valori liberali».

A proposito di Padova, il modello di coalizione che sta nascendo sembra essere quello di Giordani: dalla sinistra ai moderati. Che ne pensa?

«La legge elettorale impone coalizioni larghe. Con il Pd non serve un’alleanza ma un patto programmatico, perché Padova è la dimostrazione che lavorare su provvedimenti concreti funziona. Così Giordani ha vinto con il 60% e governa bene».

Secondo lei quanto peserà l’astensionismo?

«È difficile fare valutazioni. È evidente che però stavolta i cittadini saranno chiamati a scegliere tra chi ha riportato il Paese di nuovo in piedi, e chi invece lo ha messo in ginocchio, penso al patto M5S-Lega».

E se dovessero chiederle di candidarsi?

«In generale le nuove avventure non mi spaventano, anzi mi danno energia».

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