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Ampliamento dell’Aqua Vera a San Giorgio in Bosco: duecento dicono no

Grande partecipazione alla riunione convocata dai consiglieri dell’opposizione. «La costruzione di un nuovo stabilimento è in antitesi con la crisi idrica»

Silvia Bergamin
2 minuti di lettura

SAN GIORGIO IN BOSCO. «I soldi non si bevono»: è l’opinione condivisa da duecento persone che hanno scandito un chiaro «no» al nuovo stabilimento per imbottigliare l’acqua della falda.

Venerdì 22 luglio sera si è tenuta un’importante mobilitazione dal basso a San Giorgio in Bosco nel nome dell’acqua bene comune: i consiglieri di opposizione Fabio Miotti, Valentina Campagnaro, Giuliana Lorenzetto e Fabio Zanfardin hanno convocato una riunione per informare la cittadinanza.

Un’iniziativa senza simboli «perché l’acqua è un tema che non deve avere parti se non quella delle persone, del territorio e dell’ambiente».

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Soranzo e Lorenzoni contro il raddoppio degli impianti. Il sindaco annuncia un incontro con la società il 19 luglio]]

Nella relazione è stato esposto lo stato dell’arte della domanda preliminare di Aqua Vera Spa: la società punta a uno stabilimento che vorrebbe far sorgere in uno spazio di 37.250 metri quadrati dietro l’attuale struttura sulla Valsugana e dietro le abitazioni lungo via San Nicoló, 16 mila metri quadrati sarebbero destinati all’immobile produttivo. In cambio, la Spa propone di dare 1.458.523,75 euro al Comune in più rate. E quindi 300 mila euro alla stipula della convenzione urbanistica, 300 mila al momento dell’agibilità e poi il resto in tre rate nell’arco dei successivi 3 anni.

«La sala consiliare non è bastata, abbiamo dovuto prendere le sedie e allestire la riunione all’aperto», evidenziano i consiglieri di UniAmo San Giorgio. «Oltre 200 persone a un incontro organizzato in sole 48 ore per informare e confrontarci: sono numeri che dovrebbero ricordare a chi amministra che su un tema come l’acqua, specie nell’estate più secca e torrida di sempre, non si può decidere da soli».

Lorenzetto ha quindi aggiunto: «Concessioni rilasciate 40 anni fa sono ancora attuali in una realtà idrica e climatica che sta cambiando così velocemente? Siamo sicuri che la cementificazione di aree agricole non comporterà alcun danno al nostro territorio? Quali saranno le ripercussioni sulla viabilità?».

Agli interventi sono seguite due ore di interventi, dal consigliere regionale Enoch Soranzo – che ha presentato un’interrogazione in Regione, ma sul tema si sono attivati anche i colleghi della minoranza Arturo Lorenzoni e Cristina Guarda – all’ex sindaco Leopoldo Marcolongo. Presenti anche il consigliere comunale di Cittadella Luigi Sabatino e l’ex assessore provinciale Gilberto Bonetto.

I cittadini hanno ribadito alcuni concetti: «Non esce più acqua come un tempo, abbiamo dovuto installare nuovi motorini. Tante pompe si sono rotte perché non riuscivano più ad estrarre l’acqua».

Ad inquadrare la criticità dell’emergenza idrica anche nella Palude di Onara il presidente di Legambiente Alta Padovana Franco Sarto, che ha ricordato i fronti aperti: «L’acqua, il Brenta e le falde, la bonifica dell’ex Tricom e l’emergenza cromo, i Pfas».

Alla fine dell’incontro le persone hanno chiesto all’unanimità di andare avanti per ribadire che «l’acqua è un bene di tutti e va tutelato contro le logiche del business di pochissimi». In tanti hanno chiesto di far partire una raccolta firme: «Dobbiamo parlare con gli altri territori, allargare la battaglia, è giusto che l’acqua arrivi alle persone e non sia in mano alle multinazionali. Le istituzioni ci lasciano soli, bisogna organizzarsi». 

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