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Il Consorzio Bonifica avvisa: «L’acqua per i campi non è più garantita»

Possibile stop alle irrigazioni alla Guizza e alla Sacra Famiglia. La Coldiretti: «C’è chi ha già abbandonato mais e soia»

Alessandro Cesarato
2 minuti di lettura

Un campo di soia devastato dalla siccità

 

PADOVA. L’acqua sta finendo, in maniera particolare quella per l’agricoltura. Il perdurare delle condizioni di siccità sta costringendo i consorzi di bonifica, nonostante le misure straordinarie messe in campo in questi mesi e soprattutto nelle ultime settimane, ad alzare un po’ per volta bandiera bianca.

CONSORZIO DI BONIFICA BACCHIGLIONE

Ieri il consorzio ha comunicato che il servizio di distribuzione di acqua per l’irrigazione, limitatamente alla parte padovana del comprensorio, non è più garantito, innanzitutto nel Bacino Pratiarcati che interessa la città e in particolare le zone della Sacra Famiglia e della Guizza. È garantito solo parzialmente invece nella parte occidentale del Bacino Sesta Presa in Destra Brenta, nel territorio di Polverara e Bovolenta, e nei Bacini Settima Presa e Delta Brenta di Codevigo. Gli attuali livelli idrometrici nei fiumi dai quali il consorzio effettua i prelievi di acqua per l’irrigazione (Brentella, Canale Battaglia, Scaricatore, Piovego, Brenta, Naviglio Brenta e Nuovissimo) non garantiscono più la disponibilità idrica ovunque.

«Abbiamo informato le organizzazioni agricole della proroga delle turnazioni per il servizio irriguo», dice il presidente Paolo Ferraresso, «siamo in una situazione di grave emergenza. L’appello rimane sempre quello di evitare gli sprechi e utilizzare solo l’acqua strettamente necessaria. Agli agricoltori chiedo il massimo rispetto delle indicazioni che sono state date per le varie zone, per metterci nelle condizioni di garantire il servizio irriguo, per quanto possibile».

INCOGNITA RACCOLTI

Senza la garanzia di poter usare l’irrigazione ci sono già decine di aziende agricole, con una preoccupazione particolare per la zona di Codevigo dove ci sono estese coltivazioni di ortaggi e radicchi. «Molti agricoltori hanno già scelto di sospendere l’irrigazione di mais e soia», spiega Paolo Minella, consulente agronomo per Coldiretti, «perché i costi sono troppo alti rispetto a quelle che saranno le rese. In più il caldo eccessivo blocca lo sviluppo delle piante».

«Contrariamente al solito, non abbiamo a che fare con un caldo umido. Soffia spesso un vento caldo che contribuisce a essiccare le colture. Per chi ha irrigato si prevedono perdite di almeno il 30 per cento. Chi non ha irrigato rischia, dove ci sono i terreni più sabbiosi, di perdere tutto». Intanto, con venti giorni di anticipo, è iniziata nei campi la trinciatura del mais destinato all’alimentazione animale.

«Per la bassa resa della granella», dice sempre Minella, «parte di questo trinciato finirà per alimentare gli impianti di biogas, quando addirittura non sarà lasciato direttamente in campo nella speranza che possa almeno servire come integratore di sostanza organica per il terreno».

LE ASSOCIAZIONI

«Ogni giorno senza acqua aggrava la situazione nei nostri campi. Siamo di fronte» ricorda il presidente di Coldiretti Padova Massimo Bressan «a un impatto devastante sulle produzioni padovane con danni che agli inizi di luglio superavano già i 100 milioni di euro nella nostra provincia. Chiediamo sostegni alle istituzioni ma anche di intervenire con misure strutturali. Abbiamo bisogno di tutto il nostro potenziale per garantire cibo ai cittadini e ridurre la dipendenza dall’estero».

«L’avviso del consorzio Bacchiglione», aggiunge Luca Trivellato, presidente Cia Padova, «non fa altro che certificare la drammatica mancanza di acqua che da mesi denunciamo. Nonostante l’instabilità politica degli ultimi giorni è chiaro che non c’è tempo da perdere. È necessario salvaguardare il nostro che è il comparto strategico per il paese attraverso specifici aiuti che permettano alle aziende di sopravvivere».

ALTA PADOVANA

Anche il consorzio Acque Risorgive, che comprende tra l’altro 23 Comuni dell’Alta padovana, ha ampliato la propria zona rossa. Da oggi, come hanno avvertito i tecnici, tutte le prese del Muson Vecchio a valle di Camposampiero e del Tergola a valle di Villa del Conte vengono ridotte al minimo o addirittura chiuse.

Una drastica riduzione dei flussi dalle risorgive e dai bacini di monte che si riverbera su un ampio territorio che interessa il Camposampierese. Nonostante la turnazione già in vigore per gli agricoltori, alcune derivazioni non sono più utilizzabili per la mancanza di acqua e quindi non è possibile esercitare neppure l’irrigazione di soccorso.

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