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Frontale a San Pietro in Gu, le vittime: Samuel sognava la famiglia in Italia e Gurpreet era papà e valido macellaio

Originari di Ghana e India, rispettivamente 28 e 36 anni, lavoravano per la Mpm di Mantova. «Stavano costruendo un futuro sicuro e con forti valori»

silvia bergamin
2 minuti di lettura

SAN PIETRO IN GU. Avevano famiglia e figli, facevano sacrifici per garantire loro un futuro migliore, il più giovane delle vittime voleva far arrivare in Italia la moglie e i tre bambini. Storie di emigrazione, di viaggi della speranza, di durissimo lavoro.

Erano due disossatori Samuel Ofori, nato in Ghana 28 anni fa, e Gurpreet Singh, indiano di 36 anni. Si dedicavano alla loro professione, si davano da fare. Due colleghi ghanesi tracciano il ritratto di una delle vittime, il loro connazionale: «Samuel viveva a Mantova da circa 8 anni e sarebbe presto andato a prendere la moglie e i tre figli in Ghana per portarli a vivere qui con sé».

Aveva messo da parte qualche soldo, era pronto ad accogliere la sua famiglia, a ricongiungersi, a sognare insieme. Dopo tanta fatica, una possibilità nuova, di felicità. Tutto si è infranto lungo la Postumia. Gurpreet, invece, viveva in un Comune poco distante dal capoluogo, a Bagnolo San Vito, sempre in provincia di Mantova. Aveva costruito la sua famiglia, lascia una vedova e un’orfana, che non vedrà più il suo papà. Lavoravano, regolarmente assunti, alla Mpm, una società cooperativa di Mantova. Il presidente della società racconta uno stato d’animo di dolore e di profondo sconforto: «Siamo tutti davvero rattristati per questa perdita, per questa doppia perdita».

Arrivati in territorio lombardo da qualche tempo, il ghanese lavorava da sei anni in cooperativa, mentre l’indiano aveva iniziato la collaborazione da tre anni. «Erano entrambi due soci disossatori. Il 18 luglio mattina dovevano iniziare alle 7», spiega il presidente, «erano diretti in un’azienda di San Pietro in Gu».

Come spesso capita, il fato ci ha messo il suo carico di destino brutale, di crudeltà: «Mancava loro solo un chilometro per arrivare a destinazione. Erano ragazzi bravissimi, che si impegnavano nel lavoro, che non si risparmiavano. Samuel, poi, stava vivendo un momento di particolare felicità: tra poco avrebbe potuto ricongiungersi con la famiglia che vive in Ghana, dopo anni di lontananza forzata li avrebbe portati in Italia».

Come avete saputo dello schianto? «Alle 7 di ieri mattina i titolari dell’azienda di San Pietro in Gu si sono messi in contatto con noi e ci hanno comunicato che i nostri due disossatori non si erano presentati al lavoro, come concordato».

[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Alle 6, davanti alla stazione ferroviaria della cittadina dell’Alta, in via Marconi, si è verificato un incidente tra un camion e un furgone che ha portato alla morte di due giovani di 28 e 36 anni]]

Subito è scattata la chiamata, i due sono sempre stati puntuali: «Li abbiamo contattati telefonicamente, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta». La preoccupazione è iniziata a crescere: «Avevo saputo» continua il presidente «che c’era stato un incidente, ma mai avremmo immaginato che si potesse proprio trattare dei nostri due lavoratori».

La tragica verità: «Abbiamo inviato una persona sul posto e così abbiamo scoperto che si trattava di loro due».

Il rammarico, l’amarezza e la disperazione sono accentuate da un percorso impeccabile: «Durante questi anni di lavoro non avevano mai avuto alcun incidente, mai ricevuto alcuna multa per eccesso di velocità ed erano sempre arrivati puntuali al lavoro».

Si erano conquistati – con fatica – dignità e futuro. Ed ora tutto è finito in un fossato, in una carrozzeria devastata, lungo la 53: «Erano due padri di famiglia che stavano cercando di costruire con il loro lavoro un futuro per i loro figli», conclude il datore di lavoro.

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