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Prove di fusione tra Carceri e Vighizzolo d’Este. «Noi così simili»

Le due amministrazioni comunali hanno avviato l’iter. Sarà comunque necessario un referendum popolare

Giada Zandonà
2 minuti di lettura

CARCERI.  Hanno molte somiglianze: una dimensione territoriale simile come il numero degli abitanti, stesse spese e similari investimenti per i cittadini, debiti e mutui molto vicini e la distanza tra i due municipi è di soli due chilometri. Sembrano il riflesso l’uno dell’altro e per questo le amministrazioni comunali hanno lanciato l’idea di una possibile fusione tra i Comuni di Carceri e di Vighizzolo d’Este. Un progetto ambizioso, portato avanti negli scorsi mesi dal sindaco Tiberio Businaro e dalla collega Ylenia Belluco, che è stato presentato ai cittadini mercoledì sera nell’abbazia di Santa Maria delle Carceri.

Una cinquantina di persone hanno ascoltato attentamente le spiegazioni tecniche e le motivazioni dei primi cittadini sul percorso che vorrebbe trasformare i due piccoli paesi in un nuovo Comune. Un primo passo verso la fusione, che però dovrà essere decisa eventualmente nel 2023 tramite un referendum dai cittadini e successivamente, se l’esito del voto sarà positivo, verrà disposta da una legge della Regione Veneto.

Cosa cambierebbe nel concreto per i cittadini? Lo ha spiegato nel chiostro dell’abbazia il dottor Paolo Fortin di Anci Veneto, incaricato di portare avanti i primi passi dell’iter. Dopo aver illustrato le similitudini tra i due paesi – in tema di organizzazione economica, dati del reddito, età dei residenti – ha messo a confronto i bilanci dei due Comuni che hanno mostrato investimenti molto simili negli stessi settori. Fortin inoltre ha da subito risposto alle domande che gli vengono fatte più frequentemente, come ad esempio come ci si dovrebbe comportare con i dati dei documenti in caso avvenga l’unione.

Dopo la chiara esposizione ha preso la parola il sindaco di Carceri, Tiberio Businaro, che ha illustrato i vantaggi che porterebbe la fusione: «Nel 2011 avevo già proposto uno studio di fattibilità per la fusione: è un progetto in cui credo molto e con Vighizzolo abbiamo trovato la giusta sinergia per portarlo avanti. Dallo Stato arriverebbero 4 milioni di euro in 10 anni, un importo che ci permetterebbe di poter fare dei grandi investimenti che ora non possiamo fare, inoltre anche la Regione darebbe un corposo contributo». Secondo il sindaco la fusione è necessaria inoltre per avere più peso decisionale: «Un Comune più grande e con più risorse ha più capacità di dialogo, può partecipare a numerosi bandi ed è più attrattivo per nuovi nuclei famigliari. Ci permetterebbe inoltre di avere un ufficio tecnico con più personale, di ridurre le spese ed aumentare i servizi». Tesi, queste, condivise anche dalla collega sindaca di Vighizzolo.

Alla discussione è intervenuto anche il consigliere comunale di minoranza di Ponso, Diego Parolo, che ha chiesto se fosse possibile per il suo Comune entrare nel percorso di fusione. La risposta del sindaco Businaro però è stata chiara: «Più volte abbiano cercato di coinvolgere Ponso, ma non abbiamo mai avuto un riscontro positivo. Ora le pratiche stanno andando avanti e non è più possibile inserire un altro Comune nell’iter». Questa sera alle 20.45 lo stesso incontro viene proposto in piazza Neri a Vighizzolo.

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Le altre esperienze

Si seguono le orme di Borgo Veneto

Nel 2019 due progetti naufragati

Riparte ufficialmente la stagione delle fusioni? Quella che si è chiusa prima della pandemia non è stata delle più fortunate, visto che l’unica ad aver terminato positivamente l’iter è stata quella che ha portato alla nascita nel 2018 del Comune di Borgo Veneto (da Saletto, Megliadino San Fidenzio e Santa Margherita d’Adige). I

l nuovo ente si sarebbe dovuto chiamare Quattroville, ma all’ultimo dal percorso si era sfilato il Comune di Megliadino San Vitale, che ha preferito “l’autonomia” e il mantenimento totale della propria identità.

Prima di questa aggregazione, l’ultimo Comune “fuso” nel Padovano era stato addirittura Due Carrare nel 1995, frutto del legame tra Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano: si sono dovuti attendere 23 anni per un nuovo progetto compiuto.

Si sono fermati all’ultimo metro i progetti di fusione per Fortezza d’Adige (Masi e Castelbaldo) e Terre Conselvane (Conselve, Cartura e Terrassa), entrambi bloccati nel gennaio 2019 dai referendum popolari.

Brucia ancora a molti, inoltre, lo stop al percorso per fondere Este e Ospedaletto Euganeo: la possibilità di legarsi era stata sancita nel 2015 dai consigli comunali dei due Comuni, poi al cambio delle amministrazioni nel 2016 l’iniziativa è decisamente naufragata. C’è chi, con il rinnovo dell’amministrazione comunale a Este (dove oggi governa il gruppo civico di Matteo Pajola) parla di una possibile ripresa del dialogo tra i due enti comunali: di certo non è un elemento così estraneo all’agenda politica atestina. — 

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