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Elezioni comunali a Padova e in provincia. Tutto quello che c’è da sapere

Gli elettori padovani chiamati al voto domenica sono quasi 277 mila. A sostenere gli aspiranti sindaci oltre 1.400 in 78 liste. 50 candidati per 18 Comuni, di cui tre al ballottaggio, ma quattro con una sola opzione

Nicola Cesaro
2 minuti di lettura

PADOVA. Diciotto Comuni al voto, tre che potrebbero rinviare il verdetto al ballottaggio. Cinquanta candidati per la fascia di sindaco, sostenuti da settantotto liste. Sotto di loro, un piccolo esercito di oltre 1.400 aspiranti consiglieri. Quasi 277 mila elettori chiamati alle urne, in rappresentanza di almeno 342 mila residenti. Più di un terzo di tutta la popolazione padovana.

Sono questi i numeri della tornata elettorale che domani disegnerà una nuova geografia politica provinciale, rinnovando diciotto consigli comunali, su tutti quelli del capoluogo.

IN NOVE A PADOVA

La sfida per Palazzo Moroni è diventata una delle più attese a livello nazionale. Soprattutto perché si delinea una contrapposizione netta tra il centrodestra unito (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Coraggio Italia: uniti nella stessa coalizione a sostegno di Francesco Peghin) e il campo largo progressista voluto da Enrico Letta che mette insieme il Pd, i centristi e il M5S, tutti insieme per spingere la riconferma di Sergio Giordani.

A sinistra si è fatto largo il giovane Luca Lendaro, che raccoglie i movimenti antagonisti con “Tutta nostra la città” e Rifondazione comunista. C’è poi la proposta civica del “cambiamento gentile” di Francesca Gislon, che ha ottenuto il sostegno dell’ex vicesindaco Arturo Lorenzoni. E poi ancora il moderato “green” Domenico Minasola con “Alleanza per Padova”, il giovane Lorenzo Innocenti con “Torna Padova, il medico delle periferie Salim El Maoued con “Padova di tutti”, e i due candidati maggiormente anti-sistema: Chiara Zoccarato, volto di “Alternativa” formazione nata dagli ex grillini, e Paolo Girotto del “Movimento 3V” che raccoglie l’eredità del movimento free-vax e no Green pass.

Sono 165.107 i padovani chiamati alle urne, di cui 87.246 donne e 77.861 uomini. In campo oltre ai 9 candidati sindaco ci sono 726 candidati per il consiglio comunale divisi in 24 liste. Il prossimo primo cittadino si troverà a dover gestire la “ripartenza” delle città dopo il periodo della pandemia e soprattutto la pioggia di milioni (si sfiorerà il miliardo di euro) in arrivo dal Pnrr, per infrastrutture e progetti di rigenerazione urbana.

IL VOTO A PADOVA E PROVINCIA

NELLA PROVINCIA

Quasi 45 mila cittadini attendono l’esito del voto nei due Comuni che potrebbero andare al ballottaggio: Vigonza e Abano Terme, dove in entrambi i casi in lizza ci sono tre candidati sostenuti rispettivamente da 11 e 8 liste. Solo in un caso, nel Comune termale, c’è un sindaco che cerca la riconferma, e d’altra parte – anche nel resto delle realtà al voto – nella maggioranza dei casi l’amministratore uscente non compare tra i candidati: “solo” otto primi cittadini sperano in un altro mandato.

Non mancano le schede in cui gli elettori si troveranno una sola opzione: Veggiano, Sant’Urbano, Granze e Vescovana. Già domani sera, quando le urne si chiuderanno alle 23, con la certezza del quorum (40% degli aventi diritto più uno) i candidati di questi Comuni avranno già una mezza fascia addosso: servirà comunque lo spoglio, visto che l’unica lista in corsa dovrà ottenere per legge il 50% delle preferenza, pena la nullità dell’elezione.

Tra i fattori non trascurabili di questo nuovo giro di urne c’è ancora una volta il Covid: ufficialmente sono un migliaio gli elettori tra Padova e provincia che sono positivi al Coronavirus e che dunque sono seriamente limitati nell’espressione del voto.

A questi si aggiungono i cittadini che, pur positivi, non hanno effettuato un tampone “censito” e che stanno “scontando” l’isolamento in autonomia a casa. Le richieste di voto a domicilio presentate agli uffici comunali sono tuttavia pochissime: quanti saranno i padovani che, per il virus, rinunceranno al voto? E quanto peserà sull’affluenza?

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