Fiumi, continua l’emergenza siccità nel Padovano. Acqua razionalizzata per l’irrigazione. Ecco la situazione
I Consorzi di Bonifica corrono ai ripari dopo l’ordinanza di Zaia. L’Adige per ora va in soccorso, scorte insufficienti. La preoccupazione degli agricoltori
Nicola Stievano
PADOVA. La siccità non concede tregua, solo nei giorni scorsi la pioggia ha dissetato la pianura e rimpinguato i corsi d’acqua. Ma non basterà: i fiumi sono ai livelli minimi, in montagna la poca neve rimasta si scioglierà rapidamente, le falde sono scariche e i canali irrigui rischiano di svuotarsi rapidamente. L’arrivo del caldo complicherà una situazione già difficile, costringendo a razionalizzare l’acqua per l’irrigazione.
POCHISSIMA ACQUA
Il “bollettino sulla disponibilità di risorsa idrica” messo a punto ogni mese dall’Anbi Veneto, l’associazione che riunisce i consorzi di bonifica, conferma che le piogge di aprile, attese da mesi, hanno portato un beneficio limitato.
«La piovosità si è assestata al di sotto della media storica e del fabbisogno accumulato a seguito di quasi 5 mesi di scarse precipitazioni», spiegano gli esperti. Nella nostra provincia sono caduti dai 30 ai 60 millimetri d’acqua ad aprile, nella Bassa ha piovuto di meno, circa la metà rispetto all’Alta. È caduto il 42% di acqua in meno, rispetto alla media degli ultimi trent’anni, e a risentirne sono i principali fiumi, che hanno ridotto la loro portata dal 60% dell’Adige al 75 del Bacchiglione rispetto alle annate normali. Questo provoca anche la risalita del cuneo salino lungo l’Adige e il Brenta, con l’acqua del mare che si insinua per chilometri nei fiumi, rendendo impossibile l’irrigazione di migliaia di ettari di coltivazioni. «Siamo in una fase di severità idrica media» conclude il rapporto dell’Anbi «perciò è necessario ridurre al minimo indispensabile i prelievi idrici e trattenere l’acqua il più possibile».

LA REGIONE RACCOMANDA
Sono le stesse raccomandazioni che il presidente del Veneto Luca Zaia ha rivolto ai consorzi di bonifica con l’ordinanza sulla crisi idrica della scorsa settimana.
«Quando l’acqua c’è, cerchiamo di distribuirla il prima possibile e il meglio possibile» afferma Michele Zanato, presidente del Consorzio di bonifica Adige Euganeo «ovviamente senza sprecarla. Abbiamo avuto una tregua, dopo un periodo difficile ad aprile, ma il problema è che non ci sono scorte sufficienti. Siamo pronti a programmare dei turni di prelievo d’acqua per garantire a tutti la possibilità di irrigare almeno un po’. Sul lungo periodo stiamo lavorando a dei progetti per ampliare l’irrigazione strutturata attraverso delle condotte, in modo da regolare le portate».
«Inoltre stiamo cercando di stimolare gli agricoltori all’uso di software di “consiglio irriguo”, ad esempio Irriframe» aggiunge il direttore Luca Michielon «che indica quando e come irrigare senza sprechi, tenendo conto delle precipitazioni e del livello di falda. Questo sistema è compreso anche tra le misure finanziate dal piano di sviluppo rurale. Quando aumenterà la richiesta di irrigazione siamo pronti a trattenere più acqua nei nostri canali, anche se noi dipendiamo soprattutto dalla disponibilità del Leb, il canale artificiale che pesca dall’Adige nel veronese e raggiunge il nostro territorio. Attualmente preleviamo circa 14-15 metri cubi d’acqua al secondo mentre direttamente dall’Adige prendiamo altri 3 metri cubi».
L’ADIGE IN SOCCORSO
«Per ora» conferma Moreno Cavazza, presidente del Consorzio Leb «il nostro canale sta prelevando acqua dall’Adige alla portata massima concessa di 24 metri cubi al secondo, come annualmente previsto, per rispondere alle esigenze del territorio e per garantire la regolarità della stagione irrigua dei tre Consorzi Adige Euganeo, Alta Pianura Veneta e Bacchiglione, ai quali l’acqua viene distribuita in modo proporzionato, fino ad arrivare al massimo di 34 metri cubi a luglio».
Il Consorzio Bacchiglione è pronto a mettere in funzione anche le pompe di emergenza nell’area di Rosara, a Codevigo: «L’impianto è in grado di riutilizzare circa un metro cubo d’acqua al secondo che altrimenti finirebbe in Laguna» spiega il presidente Paolo Ferraresso «Inoltre con il sistema di automazione e telecontrollo cerchiamo di trattenere l’acqua nei nostri invasi, fra i quali l’Idrovia Padova-Venezia e i 4 chilometri del ramo abbandonato del Canale Novissimo. Stiamo lavorando all’estensione della rete irrigua per un uso più razionale dell’acqua raggiungendo anche la zona dei Colli Euganei, dove serviamo 1.400 ettari con 1,5 metri cubi al secondo. Inoltre abbiamo incontrato i tecnici del Genio civile e anche le organizzazioni agricole per sensibilizzare ad un consumo più attento, che consente anche un risparmio economico».
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«Si annuncia un’estate arida. Senza pioggia colture a rischio»
La preoccupazione degli agricoltori. Bressan: «Le semine di mais sono diminuite già del 20%»

Nicola Lovato, agricoltore di Castelbaldo, lamenta la grave siccità. La pompa non riesce a pescare, perché l’acqua è praticamente inesistente. A destra la secca del fiume Po (FOTO ZANGIROLAMI)
«La norma europea sul deflusso ecologico gettava una pesante ipoteca sulla pratica irrigua e su una corretta gestione della risorsa acqua. La deroga sancita in questi giorni con il decreto energia permette di gestire anche la fase critica della siccità». Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, accoglie con sollievo il rinvio della misura: «Da più di un anno chiedevamo di rivedere le regole che mettevano a rischio l’irrigazione nelle campagne, soprattutto nei periodi di siccità, con un impatto negativo sull’agricoltura ma anche sulla ricarica delle falde e sullo stato di salute dei nostri fiumi. Ma non basta, perciò abbiamo elaborato con l’Anbi un progetto che prevede la realizzazione di piccoli invasi a basso impatto ambientale».
Intanto la siccità produce i primi effetti sulla scelta delle coltivazioni: «Le semine primaverili di mais sono diminuite di circa il 20%» aggiunge Bressan «e saranno sostituite dalla soia, che ora è quotata ad un prezzo più alto, teme la siccità molto meno del mais e ha minori costi di lavorazione dei terreni, minori trattamenti e minor necessità di concimazione. Tutti fattori che in questo frangente hanno il loro peso, considerata non solo la penuria d’acqua ma anche l’impennata delle spese per le materie prime. Lo scorso autunno era stato seminato molto grano e diversi imprenditori faranno perciò il secondo raccolto a soia e non più a mais».
La preoccupazione è palpabile tra le organizzazioni agricole: «Si va verso un’estate arida, con pesantissime conseguenze per tutte le colture» osserva il presidente di Cia Padova Luca Trivellato «l’unica soluzione immediatamente praticabile è l’investimento da parte delle imprese agricole in impianti d’irrigazione pluvirrigui, ovvero di precisione».
A questo proposito Cia chiede di inserire nel nuovo Psr dei fondi ad hoc a favore di questi impianti, come peraltro decine di imprese agricole dell’Alta stanno facendo da qualche anno a questa parte, in modo da attingere dal fiume Brenta l’acqua necessaria, che giunge sul posto lungo una fitta rete di tubazioni nel sottosuolo, attraverso una centrale di pompaggio gestita dal Consorzio di bonifica Brenta.
«Abbiamo poi sottoposto nelle sedi opportune» continua Trivellato «il tema della costruzione di piccoli invasi, di montagna e di pianura, finanziati grazie al Pnrr, utili per trattenere l’acqua quando cade in eccesso e rilasciarla all’occorrenza».
Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova, guarda alle prossime settimane: «Dopo la sofferenza dei mesi scorsi, l’arrivo delle piogge ha dato un po’di respiro agli agricoltori, consentendo la ripresa del frumento e la nascita del mais da poco seminato». Al momento gli agricoltori riescono a far fronte alle necessità ma, aggiunge Barbetta: «Con il caldo che sta iniziando, se non pioverà in maniera regolare, andremo nuovamente in crisi, in quanto il deficit idrico non è stato risolto e le riserve rimangono ai minimi storici. In montagna quest’inverno ha nevicato pochissimo e gli invasi hanno poca acqua, così come i corsi fluviali. L’ordinanza del governatore Luca Zaia di pochi giorni fa sui limiti all’utilizzo dell’acqua, del resto, la dice lunga sulla difficoltà che tutta la regione sta attraversando».
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Sonza: «Il Brenta è in crisi tra 15 giorni sarà pure peggio»
Ecco la situazione nell’Alta Padovana

Un tratto del Brenta a secco
CITTADELLA. «Non abbiamo bisogno di incentivi e di regole particolari per gestire l’acqua, il problema è che non c’è proprio acqua da gestire». Climate change ed emergenza siccità, le previsioni del presidente del Consorzio di Bonifica Brenta Enzo Sonza sono a dir poco nefaste: «Se iniziamo a turnare le irrigazioni già a maggio lo scenario è a dir poco drammatico». Mette le mani avanti: «Non siamo in grado di garantire acqua a tutti, le risorgive sono ai minimi termini, siamo purtroppo legati al clima, alle piogge, in montagna non sta piovendo, ne basterebbe anche poca. E noi ci troviamo già adesso ad affrontare una crisi». Ad aggravare la situazione per una pianura che dipende dal Brenta c’è pure la perdita a Solagna nel canale di derivazione di Ca’ Barzizza. Enel Green Power sta intervenendo, ma nel frattempo molti agricoltori sono in ansia per il blocco degli impianti pluvirrigui dovuti all’asciutta del canale.
«Le colture ad orto ed i vivai si trovano già in una prima difficoltà», osserva Sonza, che allarga le braccia: “Cosa manca? Manca quello che stiamo dicendo da 60 anni e che non è mai stato fatto: servono le dighe per contenere l’acqua quando ce ne è tanta ed averla adesso a disposizione. Sicuramente è un’amara conseguenza della tragedia del Vajont, non si sono più costruiti invasi di una certa capienza». E quindi «non c’è niente da gestire, non servono disciplinari sull’acqua». Una crisi annunciata: «Bastava guardare la neve. Lo diciamo da mesi che sarebbe stata un’estate con portate molto basse». Secondo Sonza nell’arco di quindici giorni la situazione prenderà una piega difficile: «Dopo gli sfalci si comincerà ad irrigare e andremo in crisi, dovremo turnare l’irrigazione come fatto fra il 2015 e il 2017, partiamo nel peggiore dei modi. Un conto è turnare a luglio e agosto, in fondo sei avanti con la produzione agricola. Ma a maggio è un disastro, sei in crisi ancora prima di partire. Si salva quello che si può salvare, sarà mantenuta di sicuro l’irrigazione a pioggia, toglierla farebbe più danni».
Nel resto del territorio si procederà alternati. Sonza è pessimista, dall’alto non sono arrivati volumi di acqua sufficienti ed anche scavando in profondità si rischia di trovare gran poco: «Ho visto i dati delle risorgive», sottolinea il presidente del Consorzio, «e non erano così bassi dal 2017. E come se non bastasse andranno sicuramente in crisi anche i quaranta pozzi che abbiamo e che pescano l’acqua più superficiale dalla falda. Se si vanno ad asciugare pure questi siamo a dir poco preoccupati».
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Finanziate 15 opere idrauliche con 14 milioni di euro
La siccità si combatte anche con una rete di canali più efficienti e sicuri, in grado di raccogliere l’acqua in eccesso quando piove e di trattenerla quando inizia a mancare

La siccità si combatte anche con una rete di canali più efficienti e sicuri, in grado di raccogliere l’acqua in eccesso quando piove e di trattenerla quando inizia a mancare. A questo mirano le 15 opere finanziate dalla Regione con 14 milioni di euro.
Quasi un terzo di queste risorse saranno spese nel padovano, per scavo dei canali di bonifica con il rafforzamento degli argini, specie nei punti interessati dalle frane, alle opere di manutenzione degli impianti idrovori.
«Sono interventi che nascono da un percorso condiviso con le strutture regionali di riferimento» spiega l’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin «e che hanno trovato anche la valutazione positiva delle Autorità di bacino. Sono lavori che aggiungiamo alle opere già in campo e che possiamo realizzare grazie al riparto del fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale, grazie ad una serie di progettualità già in campo».
Nel dettaglio un milione di euro andranno al primo stralcio degli interventi di ripristino della sicurezza idraulica della rete di bonifica con adeguamento delle sezioni, difesa delle sponde e adeguamento dei manufatti idraulici nel territorio dei comuni di: Bovolenta, Brugine, Casalserugo, Codevigo, Due Carrare, Legnaro, Maserà di Padova, Noventa Padovana, Padova, Piove di Sacco, Polverara, Rovolon, Teolo e Vigonza.
Altri 600 mila euro serviranno per il risezionamento dello scolo Fratta a monte dell'idrovora omonima tra Veggiano e Montegalda, nel vicentino.
La stessa cifra sarà investita per il secondo stralcio dei lavori di messa a norma e manutenzione di idrovore fra Correzzola, Agna e Chioggia. Un milione di euro servirà per il ripristino delle funzionalità idrauliche di corsi d’acqua demaniali e l’elettrificazione delle chiaviche e un ulteriore mezzo milione andrà alla manutenzione straordinaria delle frane sugli argini
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