Un capannone di 2 mila metri quadrati utilizzato senza autorizzazioni per attività di recupero di rifiuti plastici è stato scoperto a Casale di Scodosia dai carabinieri del Nucleo investigativo forestale di Monselice. Al suo interno, i militari hanno trovato macchinari in funzione per il taglio e la macinazione della plastica e circa 150 tonnellate di materiale già triturato e pronto per essere immesso sul mercato. Il titolare dell'impresa è stato denunciato e dovrà smantellare il laboratorio, facendosi carico delle analisi dei rifiuti accumulati e del loro corretto smaltimento.
L'indagine è partita da un traffico sospetto di camion notato nella zona. I mezzi – è stato poi accertato - arrivavano al capannone privi di qualsiasi documentazione attestante la natura di rifiuto del loro carico e dunque senza che il materiale potesse essere tracciato come impone la legge. La plastica, una volta scaricata, veniva macinata mediante un mulino a martelli che la riduceva in pezzetti minuscoli. I carabinieri, dopo aver perquisito il sito, l'hanno messo sotto sequestro. Al suo interno non erano rispettate neppure le normative antincendio, non essendosi sistemi di prevenzione. L'ipotesi è che, in mancanza di autorizzazioni, si tratti di un'attività totalmente abusiva, il che determinerebbe una concorrenza sleale nei confronti delle altre aziende che svolgono regolarmente la loro attività. L'attività di recupero, infatti, oltre a richiedere l'autorizzazione provinciale, deve rispettare specifici requisiti tecnici della materia che si produce affinché la plastica recuperata sia idonea ad essere utilizzata in altri processi produttivi senza pericoli per l’ambiente.
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