PADOVA. L’associazione degli agricoltori Cia Padova lancia l’allarme siccità alla vigilia della stagione più delicata per il primario, quella della semina del mais prevista tra un paio di settimane.
I terreni sono aridi e preoccupa anche la crescita del grano seminato in autunno. Nell’Estense e nel Montagnanese, in particolare, secondo le stime di Cia, si concentra oltre il 15% “dell’oro giallo” di tutto il Veneto, per un fatturato di oltre 5 milioni di euro l’anno.
«Gli imprenditori agricoli, specie quelli in cui i terreni sono vocati al seminativo, sono estremamente preoccupati», sottolinea il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini. «Stanno attraversando una congiuntura economica complicata a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime in agricoltura. A tutto questo, adesso, si somma un’ulteriore emergenza».
Stando all’ultimo bollettino di Arpav, lo scorso febbraio sono caduti mediamente 29 millimetri d’acqua nel Padovano, quando la media del periodo 1994-2021 è stata di 61,8 millimetri. Gli apporti meteorici mensili sono stati, come già a gennaio, poco meno della metà (-52%). Non solo, la situazione di rilevamento del fiume Adige a Boara Pisani, ha misurato una portata di un quarto in meno rispetto alla media storica del periodo.Come precisa Anbi Veneto, tuttavia, «questa è una crisi che parte dall’alto, dai depositi nivali in montagna, e scende in profondità, con le falde. Ovunque si registra una situazione di penuria d’acqua. Senza gli invasi è impossibile immagazzinare l’acqua, fondamentale nei momenti di siccità» spiega il presidente Francesco Cazzaro «Le cave di ghiaia dismesse o quasi esaurite che si trovano nella media pianura sarebbero dei bacini d’invaso ottimali. Il problema è trovare un accordo con i proprietari».
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