Esperta per il Pnrr coinvolta in un processo di mafia: scoppia la polemica a Padova
Pd, Fratelli d’Italia, M5S: «Si faccia chiarezza con la Regione. Serve trasparenza, si alzi il livello di guardia nei controlli». E c’è chi le chiede di rinunciare
Claudio Malfitano
PADOVA. Un passo indietro. Oppure un supplemento di “indagine” tra Comune e Regione. La politica padovana fa quadrato attorno alla vicenda di Maria Alfonsina Stuppia, l’architetta pianificatore, che è stata inviata dalla Regione assieme ad altri 3 professionisti per la gestione dei progetti del Pnrr a Padova, che valgono oltre 300 milioni di euro.
Stuppia però risulta rinviata a giudizio in due processi a seguito di indagini che hanno smantellato una vasta rete di cosche della ’ndrangheta in Calabria.

Dal Pd a Fratelli d’Italia l’intero spettro dei partiti chiede trasparenza e attenzione nella gestione dei fondi, pur mantenendo la presunzione d’innocenza che si deve a chi ancora non ha subito una condanna.
Ecco anche perché l’assessore regionale al bilancio e al personale Francesco Calzavara – i cui uffici hanno seguito il reclutamento degli esperti – è cauto e ci tiene a precisare: «La procedura è corretta, non c’è niente che possa impedire che una persona in attesa di giudizio possa concorrere a dei posti. Aspettiamo che la giustizia farà il suo corso».
LE PERPLESSITA’ DEI PARTITI
Il primo a sollevare perplessità è il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Enrico Turrin: «Risulta francamente inaccettabile ed ingiustificabile agli occhi dell'opinione pubblica, come tra le migliaia di professionisti che possono potenzialmente assumere incarichi di tale rilevanza, vengano prescelti nominativi con tali criticità – osserva – Mi auguro ovviamente che la signora venga prosciolta da ogni accusa, ma pensiamo anche e soprattutto alle conseguenze nel caso venisse successivamente condannata avendo nel frattempo gestito progetti per milioni di euro». Turrin infatti sottolinea la gravità delle accuse rivolte all’architetta: «Credo che per l'onorabilità delle istituzioni casi come questi non dovrebbero nemmeno verificarsi – aggiunge – Forse chiedere alla signora di rinunciare preventivamente all'incarico sarebbe troppo, ma le farebbe sicuramente onore».
Chiede attenzione anche la consigliera regionale del Pd Vanessa Camani, da sempre in prima linea nella lotta alle infiltrazioni mafiose in Veneto: «Sui fondi del Pnrr va alzato in maniera significativa il livello di guardia – osserva – Per opportunità è giusto vengano eseguito tutti i controlli necessari rispetto a questa situazione. Per questo auspichiamo un supplemento di riflessione e verifica che coinvolga Comune e Regione».
I PROTOCOLLI DI LEGALITA’
L’esponente dem invita alla massima cautela sulla gestione dei fondi europei: «Sappiamo quanto, dalla pandemia in poi, le organizzazioni criminali abbiano raffinato le loro tecniche di infiltrazione – spiega – È positivo che siano stati stilati dei protocolli con le procure».
Tenere l’attenzione altissima è anche il “mantra” che arriva dal Movimento Cinque Stelle: «Non è un bel biglietto da visita – commenta il capogruppo Giacomo Cusumano – Ma non c’è una sentenza definitiva. Per cui è giusto approvare un protocollo di legalità per le opere del Pnrr con delle verifiche puntuali e la massima trasparenza sulle procedure».
Infine anche il consigliere comunale della Giordani, Luigi Tarzia (che è anche presidente della commissione sicurezza di Palazzo Moroni) esprime un giudizio critico: «Pur rispettando le garanzie dell’iter giudiziario, spero arrivi presto un chiarimento sulla nomina al fine di garantire una gestione corretta della commessa – osserva – Non possiamo permetterci intoppi, Padova necessità di portare avanti le sue progettualità al meglio senza impedimenti giudiziari».
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