PADOVA. Una pietra d’inciampo per Desiderio Milch, studente fiumano dell’Università di Padova deportato e ucciso ad Auschwitz assieme al padre, ebreo, nel 1944.
«Un ragazzo che ha pagato a con la vita il prezzo dell’abisso di dolore in cui era sprofondato il nostro paese dopo la promulgazione delle leggi razziali», ha detto la rettrice dell’ateneo, Daniela Mapelli, durante la cerimonia di svelamento della pietra questa mattina giovedì 27 gennaio, davanti a Palazzo Bo, dove sono già presenti quelle dedicate agli altri studenti e docenti deportati e uccisi in quegli anni.

«Quello fu un punto di non ritorno, una macchia indelebile nella nostra storia, una vergogna che dobbiamo continuare a provare». A ricostruire la biografia di “Erio” – come era chiamato dalla famiglia e dagli amici – è stata la ricercatrice del dipartimento di Scienze politiche, Giulia Simone, studiosa della storia dell’ateneo.
Presente anche il nipote di Milch, Franco Fabiani, figlio della sorella dello studente del Bo: «Mia madre si salvò quel miracolo da quel rastrellamento», ha raccontato. «Di mio zio e mio nonno non ha mai voluto parlare»
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