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Padova al sigillo Unesco, una sfida lunga un decennio

Tanto è durata la candidatura degli affreschi trecenteschi a patrimonio dell’umanità. Tra discussioni, slanci, ripensamenti e problemi è stato soprattutto un lavoro collettivo, promosso dal Comune e poi dagli enti proprietari degli otto siti dell’Urbs Picta

Claudio Malfitano
2 minuti di lettura

PADOVA. Una sfida lunga un decennio. Tanto è durata la candidatura degli affreschi trecenteschi di Padova a patrimonio dell’umanità. Tra discussioni, slanci, ripensamenti e problemi è stato soprattutto un lavoro collettivo, promosso dal Comune e poi dagli enti proprietari degli otto siti dell’Urbs Picta.

Ma fatto anche di momenti di coinvolgimento della popolazione, come la raccolta firme del 2013 che arrivò a oltre 6 mila sottoscrizioni. È stata la città a chiedere il riconoscimento, un orgoglio per tutti i padovani.

Dalla Cappella all’Urbs Picta

È il 1996 quando la Cappella degli Scrovegni viene inserita dal Ministero nella tentative list dell’Unesco ma è una candidatura che resta ferma per anni. Poi di fronte alla possibilità di realizzare il famoso auditorium progettato da Klaus Kada in piazzale Boschetti emerse il timore di rischi per la cappella di Giotto. Il consiglio comunale così approvò all’unanimità il 22 febbraio 2010 la mozione dell’ex assessore alla cultura Giuliano Pisani con la richiesta di riprendere l’iter per inserire il complesso degli Scrovegni nella lista Unesco.

La svolta però arriva nel 2012 quando si inizia a pensare a un sito seriale. «La sola cappella non basta. Serve un racconto più ampio», è il verdetto di Giorgio Andrian, all’epoca esperto Unesco che poi diventerà project manager della candidatura. Ci pensa Andrea Colasio, che già allora era assessore alla Cultura, a saldare i capolavori trecenteschi con l’epopea carrarese, legando il riconoscimento di Padova città d’arte a quello della signoria che la governò nel suo “secolo d’oro”. La città capisce e rilancia.

Nel 2013 è il club Vecia Padova, sulla spinta di Gigi Vasoin, a promuovere una raccolta firme con 6 mila sottoscrittori. Scatoloni e scatoloni di fogli consegnate al sindaco reggente Ivo Rossi. Che non perde tempo e avvia l’iter, assegnando nella primavera 2014 l’incarico a gruppo di lavoro per il dossier di candidatura.

Un dossier da inviare a Parigi

Un lavoro non semplice quello di concretizzare l’idea nella mole di atti burocratici che l’Unesco chiede per esaminare la candidatura. Serve prima individuare precisamente quali sono i luoghi proposti: si arriva così agli 8 siti che contengono quello che rimane degli affreschi del ’300 in città. Una Padova che era appunto Urbs Picta ma non solo: un luogo in cui decine di artisti rielaborando in maniera personale e autonoma il linguaggio rivoluzionario portato dal grande maestro Giotto rivoluzionarono la storia della pittura mondiale.

C’è Massimo Bitonci al timone di Palazzo Moroni e Flavio Rodeghiero assessore quando l’Unesco aggiorna la tentative list, cioè la lista dei siti che si apprestano a diventare patrimonio mondiale: non più solo la Cappella degli Scrovegni ma Padova Urbs Picta.

Si riuniscono quindi tutti gli enti proprietari (Comune, Diocesi, Arca del Santo e Accademia Galileiana) e con il supporto dell’Università e dell’ufficio Unesco del Ministero si lavora per anni alla realizzazione del dossier e del piano di gestione. Sarà consegnato a Parigi nel gennaio 2019 grazie all’ambasciatore italiano Massimo Riccardo, dopo il via libera del ministro Dario Franceschini.

La fase di valutazione

Inizia così la fase di valutazione della candidatura, affidata all’Icomos, un ente terzo che deve valutare la corrispondenza tra quanto scritto nel dossier e la realtà. A fine settembre del 2020 un ispettore Icomos arriva in città rilevando criticità ma riservando anche complimenti.

Il verdetto arriva lo scorso 11 maggio: dall’Icomos arriverà al comitato Unesco la raccomandazione di iscrizione, con alcune indicazioni sul cambio di nome (non più Urbs Picta ma “I cicli affrescati del ’300 a Padova”), sull’autenticità del Palazzo della Ragione e sulla protezione dei beni dal rischio idrogeologico e dal rischio incendio. Problemi che saranno risolti nei prossimi mesi. L’importante è avere il viatico giusto per il trionfo.

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