Delitto Sandonà, l’Appello conferma vent’anni
La condanna per l’ex fidanzato Luigi Segnini. E la Corte ripristina l’accusa di tentato omicidio per il ferimento di Paolo Zorzi
Nicola Cesaro
MESTRINO
Condanna confermata, ma soprattutto accusa originale “ripristinata”: da lesioni aggravate a tentato omicidio nei confronti dell’amico della vittima. La Corte d’Appello di Venezia ha confermato i vent’anni di carcere a carico di Luigi Segnini, 41 anni, camionista di Torri di Quartesolo: l’uomo è stato condannato per aver ucciso l’ex fidanzata Marianna Sandonà, 43 anni di Montegaldella, operaia alla Dab di Mestrino.
La tragedia era avvenuta l’8 giugno 2019. Il killer era stato condannato lo scorso gennaio dal giudice Antonella Toniolo del Tribunale di Vicenza, dopo il processo con rito abbreviato, a vent’ anni di reclusione. La pubblica accusa aveva chiesto per lui l’ergastolo. Il Tribunale aveva però derubricato l’aggressione all’amico della vittima, Paolo Zorzi, 46 anni di Cervarese Santa Croce, da tentato omicidio a lesioni aggravate.
Nel confermare la condanna, la Corte d’Appello ha modificato l’accusa nei confronti di Segnini, ritenuto colpevole non di lesione aggravate ma di tentato omicidio nei confronti di Zorzi, che il giorno del delitto aveva accompagnato la vittima a quell’ultimo incontro chiarificatore con l’ex. Il ricorso era stato presentato dal pm Hans Roderich Blattner dopo la sentenza di primo grado con rito abbreviato che appunto aveva derubricato proprio le contestazioni mosse dalla Procura.
L’aggressione mortale di due anni fa era avvenuta al termine della relazione tra Segnini e la vittima. Il 41enne (difeso dagli avvocati Paolo Mele junior e Lorenzo Pellegrino) si era recato a prendere i propri oggetti – alcuni regali che voleva gettare in discarica – a casa della donna, dopo la fine del rapporto. Nell’abitazione, il vicentino aveva trovato il coltello e con un raptus aveva aggredito Marianna, colpendola ripetutamente (18 le coltellate, alcune quando era già a terra).
Era intervenuto Zorzi a difenderla, e lui aveva colpito anche l’amico ferendolo gravemente. L’uomo era lì perché Marianna temeva l’ex fidanzato, e aveva voluto l’amico in casa come garanzia di sicurezza. Per il giudice del Tribunale di Vicenza, però, non c’era l’intenzione di uccidere l’amico dell’ex compagna. Quello era solo un ostacolo che si era frapposto alla sua intenzione di ammazzare Marianna, tanto è vero che poi il killer non era tornato ad accoltellarlo. Non secondo la Corte d’Appello, che ha accolto il ricorso della Procura vicentina. —
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