ABANO. Per l’occasione ha preso la macchina. Troppo “prezioso” il carico da portare a destinazione: sei siringhe “armate” con Pfizer, sei gocce in mezzo a un mare di storie di anziani fragilissimi che ancora attendono il vaccino.
Così mercoledì mattina Daniele Polito, medico di famiglia di Abano, ha lasciato a casa la bicicletta con cui raggiunge di solito i pazienti assistiti a domicilio, prendendo la macchina per cominciare a testare, primo tra tanti colleghi, la gestione del vaccino a domicilio ai non deambulanti. Attorno alle 9 Polito se ne usciva dal centro civico Presca di San Domenico di Selvazzano: nella mano sinistra uno zainetto arancione, con i “ghiaccetti” per tenere fresco il prezioso contenuto, le sei siringhe, appunto. «In teoria i vaccini si conservano a temperatura ambiente per 4-5 ore» spiega il medico «ma dato il caldo di questi giorni non abbiamo voluto correre rischi inutili».
Il tour vaccinale è proseguito così per un paio di ore, dalla più anziana al più giovane, 83 anni, stesse condizioni e medesima gioia: «Essendo tutti pazienti che conosco bene le cose sono state molto più semplici» prosegue il medico «mi sono fermato da ciascuno una ventina di minuti per assicurarmi che non si verificassero reazioni avverse».
Così, tra un caffè e una chiacchiera, Polito alle 11.30 ero di nuovo in ambulatorio. Tra le categorie di sua competenza, gli restano tuttavia ancora una ventina di anziani non deambulanti e 120 persone tra i 70 e i 74 anni da vaccinare. Oggi nuovo test al teatro polivalente di Abano per settare il sistema sulle somministrazioni a questi ultimi, affidati alla medicina di gruppo: «I medici sono assolutamente pronti a fare la loro parte, ma in questo momento ci sono più vaccinatori che vaccini.
Hanno messo dentro tutti, come se il problema fosse l’iniezione. Di fatto siamo quasi nella condizione di portarci via le dosi tra di noi» dice. Tanti ancora i problemi da risolvere: «Vorremmo capire perché le Usca vanno a vaccinare a domicilio in 2-3» prosegue «mentre noi ci dobbiamo arrangiarci, immagino che questo ci renda fuorilegge. Non solo: a noi toccherà scegliere chi dei pazienti tra i 70 e i 74 anni verrà a fare il vaccino AstraZeneca, cosa che mi sembra ponga delle questioni etiche, ma non sappiamo dove indirizzare chi invece ha diritto a Pfizer. Dopodiché se vengono marito e moglie che hanno un anno di differenza che faccio, uno lo immunizzo e l’altro lo mando in Fiera? Senza contare che una volta che abbiamo fatto l’anamnesi per tutti, tanto varrebbe fare anche l’iniezione, l’esperienza non ci manca. Servirebbe un coordinamento maggiore con l’Usl» conclude Polito. —