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L’appello all’architetto Boeri «Una città a misura di donna»

Chiedono un incontro all’archistar per il Piano degli Interventi

luca preziusi
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Vogliamo un incontro con Stefano Boeri perché nel suo Piani degli Interventi vogliamo esserci anche noi. Serve una città a misura di donna». Vogliono essere protagoniste nella progettazione della Padova del futuro. Per questo alcune professioniste padovane si sono unite sotto la sigla “La Casa delle donne” (attualmente in cerca di sede) ed hanno iniziato a confrontarsi sui grandi temi della città. Tra questi c’è anche il Piano degli Interventi, che a dicembre il sindaco Sergio Giordani ha presentato insieme all’archistar Stefano Boeri, al quale ha affidato l’intera progettazione della trasformazione urbanistica fino al 2030.

Un percorso lungo a cui però le donne vogliono partecipare, considerandosi tra le categorie che più di tutte vivono la città a 360 gradi. «Le donne possono creare delle città più umane attraverso un’urbanistica utile» sostiene l’architetta Luisa Calimani «perché gli urbanisti non devono essere uomini d’affare e la città non dev’essere un bancomat. Il nostro contributo deve diventare determinante, e il colpevole ritardo con cui è stato avviato il Piano degli Interventi non deve andare a scapito della sua qualità e della partecipazione. L’architetto Boeri si lasci trascinare dalla saggezza delle donne». «Il nostro timore è che questo piano ci venga calato sulla testa senza consultarci» aggiunge Laura Bettini della Casa delle Donne «mentre noi possiamo avere un ruolo determinante perché viviamo la città in tutte le sue funzioni». Ma il progetto è ampio ed ha già delle linee guida: «La nostra proposta è quella di una città arcipelago e dei borghi urbani. Per attuarla occorre tutelare tutti gli spazi vuoti dentro la città urbanizzata, per riempirli di alberi, prati e servizi pubblici, piazze e funzioni integrate alla residenza raggiungibili in un quarto d’ora a piedi o in bici» ripetono Calimani e Bettini «mentre finora l’Urbanistica è stata appannaggio degli uomini per troppo tempo e la vita urbana ne ha fortemente risentito. È il momento di costruirla senza tradire le necessità delle donne». Non solo le donne, ma anche i bambini: «C’è una grande povertà educativa, ma la responsabilità della crescita dei ragazzi non può essere solo sulle spalle dei genitori e della scuola. Serve la collettività. Dobbiamo mettere in connessione la loro vita con quella degli adulti» chiudono Milvia Boselli e Chiara Levorato. —



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