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Undicenne scivola nel fiume e annega la mamma disperata tenta il suicidio

Aissa Oubella è stato trascinato per tre chilometri tentando inutilmente di raggiungere la riva, poi è sparito nell’acqua

Silvia Bergamin
3 minuti di lettura

GRANTORTO

Era andato al fiume con la sorella e il fratellino, ha provato a testare l’acqua, ma è scivolato sul terreno fangoso e la corrente se lo è portato via. Dopo tre chilometri disperati - da Grantorto a Carturo - il Brenta lo ha inghiottito, uccidendolo. Un ragazzino di 11 anni, Aissa Oubella, è annegato ieri pomeriggio vicino al ponte di Carturo a Piazzola. Era nato a Cittadella, viveva a Grantorto con la famiglia, di origini marocchine; lascia la mamma, il papà, tre sorelle più grandi e il fratellino di otto anni. E la madre per la disperazione ha tentato di suicidarsi.

La dinamica dell’accaduto è stata raccontata dai testimoni, dalle persone che si trovavano lungo l’argine del Brenta a Grantorto, a due passi da via Principessa Jolanda, e a Carturo, intorno alle 16.30 di ieri. E che hanno assistito - impotenti - alla tragedia, senza poterlo salvare di fronte alla violenza della corrente. Aissa era andato a giocare con una delle sorelle, 15 anni, e con il più piccolo. Un pomeriggio insieme, immersi nel verde, momenti di svago e libertà dopo i mesi di quarantena. A un certo punto il bambino ha voluto testare la profondità dell’acqua: non sapeva nuotare ma, probabilmente, pensava di avere la situazione sotto controllo. In un attimo il suo destino è stato segnato: sapeva solo galleggiare, si è avvicinato a un tratto dal fondale fangoso e scivoloso, e ha perso l’equilibrio. La sorella ha visto la sua difficoltà, ha cercato subito di trattenerlo, ma non ce l’ha fatta e la forza dell’acqua ha trascinato via il fratello. Per il ragazzino è iniziato un viaggio terribile verso la fine: ha cominciato a urlare, ad annaspare a cinque – sei metri dalla riva, mentre arrivato in pochi istanti a Carturo tre persone hanno iniziato a rincorrerlo. Ha gridato, si è dimenato con le braccia e i piedi, cercando di avvicinarsi a terra, dall’argine lo seguivano in tre e gli davano indicazioni; Aissa ha lottato, nei suoi occhi neri c’era il terrore, la paura di non farcela, ma anche la voglia rabbiosa di vivere, di provarci, di non farsi vincere. La corrente era troppo forte. Forse, prima che tutto si spegnesse, ha visto una luce, quella che i suoi primi soccorritori avevano notato: una leggera baia, una conformazione del fiume che avrebbe permesso un avvicinamento, un tentativo vero di afferrarlo. Dopo chilometri con la testa che usciva a fatica, Aissa ha battuto ancora una volta braccia e gambe, e poi è stato inghiottito dalla furia della corrente.

Pochissimi minuti dopo essere scomparso sono arrivati sul posto i soccorsi: a tutta velocità si sono precipitati i carabinieri di Carmignano, di Gazzo e di Piazzola, avvisati da una 43enne del posto. Poco dopo le 17.30 i vigili del fuoco di Cittadella hanno recuperato il corpo del ragazzino. La salma è ora a disposizione dell’autorità giudiziaria all’obitorio di Cittadella.

Il padre di Aissa, Mohammed lavora in un’azienda agricola dell’Alta; con la moglie Fatima Ait Boujima sono in Italia dalla fine degli anni ’90, hanno vissuto a Carmignano prima di trasferirsi a Grantorto 13 anni fa. Una bella famiglia. Aissa, che frequentava le scuole medie del paese, aveva un talento calcistico: «Era vivace, curioso», lo descrive un vicino, «giocava a calcio nelle Giovanili di Grantorto. Lo vedevo sempre al parchetto con il pallone, era la sua passione».

Nella serata di ieri al dramma del bambino si è aggiunto il tentativo di suicidio della madre. La donna prima ha cercato di buttarsi in mezzo alla strada, a due passi da dove il corpo del suo piccolo è stato recuperato, e poi – una volta a casa – ha tentato di farla finita gettandosi nel fossato dietro la propria abitazione. La perdita del figlio ha sconvolto la mamma, 52 anni. Era accorsa subito sulla ciclabile a due passi dal ponte di Carturo, i familiari hanno iniziato ad attendere, camminando e pregando. Poi – dal luogo della tragedia, dove si trovavano pompieri, forze dell’ordine, elisoccorso – sono risaliti due uomini dell’Arma, che hanno dovuto comunicare la morte di Aissa. La madre è scoppiata in un pianto straziante ed è corsa via, gridando, verso la strada principale. Le persone che erano con lei l’hanno rincorsa, cercando di bloccarla, e lei si è allontanata ancora trovando la solitudine della disperazione in mezzo a un campo. Una volta a casa, è riuscita ad uscire da sola e l’insopportabilità del dolore l’ha spinta a gettarsi in un canale. Il corso d’acqua è profondo un metro e mezzo, i parenti si sono buttati e l’hanno portata a riva, salvandola; è intervenuta un’ambulanza che l’ha accompagnato in pronto soccorso all’ospedale di Cittadella. Non corre pericolo di vita, ma il peso nel suo cuore non ha cura. —



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