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Mille ettari di alberi antichi in provincia di Padova per pulire l’aria dallo smog

Il sogno di Spiritus Mundi: ricostruire un pezzo dell’antica foresta padana. La Provincia chiama i Comuni a collaborare. Già 2.500 messi a dimora

Cristiano Cadoni
1 minuto di lettura

PADOVA. Dove oggi ci sono strade, case e capannoni, duemila anni fa c’erano solo alberi. Un’unica gigantesca foresta di 700 mila metri ettari, dal lago di Garda a Chioggia, più del doppio della superficie che oggi nel Veneto è cementificata. Tornare indietro, ovviamente non si può. Ma per salvarsi dal dissesto idrogeologico, dall’inquinamento dell’aria e dalla crisi climatica, un obiettivo ragionevole può essere quello di ripristinare l’1 per cento di quel patrimonio verde, 7 mila ettari. Un migliaio in provincia di Padova. È l’obiettivo del progetto “Bosco vivo” che senza tanti clamori ha già messo in terra 2.500 alberi e che conta di decuplicare questa cifra nel giro di poco tempo. Con costi irrisori e tanto volontariato. Di più: per ogni bosco che comincia a nascere, c’è una festa. Ventimila persone possono testimoniarlo.

Un ettaro per volta

Al timone del progetto c’è l’onlus Spiritus Mundi, nata tre anni fa. E che ora, con la mediazione della Provincia, sta contattando tutti i 102 comuni per chiedere loro di individuare un’area urbana o di periferia, grande almeno un ettaro, da destinare a bosco. Chi accetta, sottoscrive una convenzione, offre il terreno, garantisce la manutenzione e magari mette a disposizione anche un finanziamento. Il resto lo fanno i volontari, che organizzano l’evento, coinvolgono i cittadini e acquistano le piante.

Gli alberi antichi

La foresta padana, devastata prima dalla Repubblica di Venezia e poi dall’agricoltura intensiva e dal cemento, è stata salvata - sotto forma di semi e ghiande - da Veneto Agricoltura. E nei vivai di Montecchio Precalcino crescono alberi “doc”, soprattutto querce aceri e tigli, con il patrimonio genetico di quegli alberi. «Ed è da lì che prendiamo le piante per i nostri boschi», racconta Christian Marcolin, presidente di Spiritus Mundi. «Costano uno o due euro, ma il costo finale per pianta è di cinque euro, compresa tutta l’organizzazione. Noi non ci guadagniamo niente, siamo volontari. Abbiamo il sogno di restituire parte di quello che è stato tolto al nostro territorio».

Avanti tutta

Polverara e Ponte San Nicolò hanno già piantato rispettivamente 1.800 e 600 alberi. Legnaro vuole fare un bosco di 7 mila alberi vicino al centro. Abano, Albignasego e altri comuni si sono messi in fila, perché l’idea piace. «Ma soprattutto fa bene all’ambiente e alla nostra qualità della vita», sottolinea Elisa Venturini, consigliere provinciale con delega all’Ambiente. «Qui si respira male, i blocchi del traffico sono difficili da accettare sul lungo perioco e bisogna lavorare su soluzioni sistemiche». —
 

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