PADOVA. «Sono ormai più di 5 mila. Nati e cresciuti a Padova ma senza cittadinanza. Serve lo Ius soli e serve integrazione. Di fronte a una popolazione che invecchia, è un investimento sul futuro». Se i numeri sono freddi, l’analisi dell’assessora al sociale Marta Nalin riapre un tema caldo del dibattito politico cittadino.
Perché questi 5 mila ragazzi (il 70% ha meno di 10 anni) sono italiani per formazioni e per cultura, ma stranieri per la legge. Su di loro l’amministrazione ha deciso di fare un percorso: «Con loro, forse più che con altri, è importante e fondamentale costruire politiche di inclusione, perché parliamo di una fetta della nostra città importante, che è già sul territorio», prosegue Nalin.
Figli di immigrati
Sono 5.647 gli stranieri di seconda generazione (nati in Italia) residenti a Padova, pari al 16% del totale degli stranieri residenti e al 18% dei padovani sotto i 18 anni. Oltre il 70% degli stranieri di seconda generazione ha meno di 10 anni, solo 11 superano i 40 anni. Questi i numeri ricavati dal report statistico del Comune. Numeri analizzati con attenzione dall’assessora al Sociale: «Partire dai dati è infatti importante non per “schedare” o “controllare”, ma per conoscere e agire in maniera positiva», chiarisce Marta Nalin.
Dunque l’80% dei ragazzi di seconda generazione è nata direttamente a Padova e qui è sempre vissuta. La maggior parte sono asiatici, dunque figli delle comunità cinese, bengalese e filippina. Ma molti sono anche africani e romeni.
Opportunità non guaio
Nel giro dei prossimi 5-10 anni questi bambini saranno una parte importante dei giovani padovani. Con loro bisognerà confrontarsi, secondo Nalin: «La giovane età e il numero elevato delle seconde generazioni ci indicano chiaramente dove sta la soluzione al problema di una popolazione che invecchia sempre di più – ragiona l’assessora al sociale – La popolazione straniera potrebbe rispondere in maniera concreta ai bisogni futuri della comunità cui apparteniamo. Per questo è importante attuare politiche positive di inclusione e condivisione. È un investimento sul futuro».
In autunno le elezioni
Uno dei primi riconoscimenti per chi non ha voce è dare rappresentanza. Da qui la decisione dell’amministrazione di riproporre la commissione stranieri, che varrà soltanto per gli extra Ue (visto che i cittadini europei possono votare alle comunali). Si tratta di 23.702 persone su un totale di 34.619 residenti stranieri a Padova.
A parte i quasi 10 mila romeni (cittadini europei), ci sono dunque 4 mila moldavi, 2.872 cinesi, 2.622 nigeriani e 1.876 filippini. E via via con una “rappresentanza” a Padova di ben 76 paesi. «Adesso possiamo costruire politiche mirate a valorizzare le risorse presenti nei territori oltre che anche per prevenire situazioni di disagio, di isolamento o di cattiva inclusione», aggiunge l’assessora al decentramento Francesca Benciolini. —