In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Referendum per creare Terre Conselvane Territorio diviso fra opportunità e riserve

Coldiretti mette a confronto sostenitori e contrari alla fusione. Bazza: «Uniti staremo meglio». Buson: «Non ci serve»

Nicola Stievano
2 minuti di lettura



C’è un fatto che mette tutti d’accordo: i cittadini di Conselve, Cartura e Terrassa Padovana potrebbero cambiare la storia dei loro Comuni con il referendum di domenica prossima.

Ma gli effetti di questa scelta si prestano a letture opposte: per i sostenitori della fusione si aprirà una fase nuova che porterà benefici con il nuovo comune “Terre Conselvane” mentre per il fronte del “no” è meglio risparmiarsi le conseguenze tutt’altro che positive di una scelta irreversibile.

Per circa due ore gli esponenti dei due comitati si sono confrontati in un serrato botta e risposta nell’unico faccia a faccia della campagna referendaria. Si sono seduti allo stesso tavolo su iniziativa delle sezioni Coldiretti di Conselve, Cartura e Terrassa. «Ci tenevamo a creare questa occasione di confronto diretto» ha ricordato Caterina Ostellari, presidente della sezione Coldiretti di Conselve «in modo da avere ulteriori spunti di riflessione ad una settimana dal voto e arricchire il dibattito pur nella diversità delle posizioni. Noi agricoltori siamo molto vicini alle istituzioni, viviamo e lavoriamo tutti i giorni in questo territorio, il cui futuro ci sta a cuore».

A nome delle tre amministrazioni comunali Modesto Lazzarin, sindaco di Terrassa, ha ripercorso il lavoro degli ultimi 14 mesi per dare concretezza al progetto di fusione: «L’esperienza dell’Unione del Conselvano» ricorda «si è rivelata un aggravio di incombenze e di atti, così abbiamo aperto una riflessione su altre possibilità di condivisione di funzioni e abbiamo deciso di cogliere le opportunità di sviluppo e di crescita offerte con le fusioni».

Una scelta criticata, però, tanto dalle opposizioni nei rispettivi consigli comunali quanto dal comitato del “no”, costituito due mesi fa. «Siamo nati per un moto spontaneo dei cittadini» ha affermato il presidente Luigi Buson «convinti del fatto che non vi sia alcuna necessità di turbare questi territori. Questo progetto non è partito da un bisogno ben preciso ma è mosso da questioni politiche. Perché a Conselve l’amministrazione che lo scorso anno ha vinto le elezioni non ha avuto il coraggio di dire che avrebbe subito proposto la fusione?»

Stefano Bazza, esponente del comitato del “si”, ha sottolineato invece come i cittadini abbiano «la concreta possibilità di scegliere per il proprio futuro, è l’espressione di democrazia al massimo livello. È in gioco la possibilità di stare meglio e ragionare in un’ottica di nuove risorse, individuando anche nuovi leader politici per il Comune che si andrà a creare».

Tra gli aspetti più dibattuti spicca la ricaduta sulle casse comunali in termini di benefici economici. Per i fautori della fusione si tratta di una maggiore disponibilità di 2 milioni di euro l’anno per dieci anni, denaro che permetterà di realizzare opere pubbliche e attivare servizi. «Finora questi contributi sono sempre stati erogati e confermati per 2019» ha ricordato Bazza «e i possibili scostamenti sono dell’ordine di qualche decina di migliaia di euro l’anno».

«I contributi sono certi nella durata» ha ribattuto Buson «ma incerti nell’ammontare, questa variabilità è ormai accertata e avrà il suo peso. Inoltre manca una progettualità chiara e gli amministratori non hanno spiegato come faranno a rendere attrattivo questo territorio, a partire da una zona industriale degradata».

Confronto acceso anche sulla rappresentanza. Per il comitato del “si” sarà «adeguatamente garantita dai municipi, espressione del decentramento» mentre per gli esponenti del “no” i «Comuni più piccoli saranno ridotti a frazioni e i consiglieri saranno meno rappresentativi».

I commenti dei lettori